ALCOHOLIC ALLIANCE DISCIPLES – Alcoholic Alliance Disciples
Sotto il nome Alcoholic Alliance Disciples si cela una vecchia conoscenza della scena stoner tricolore, ossia Kjxu, alias Fabrizio Monni. Voce negli storici Clench, batterista nei marcissimi e selvaggi Black Hole of Hulejra ed infine boss della W.*uck Records, ritorna dietro al microfono di questa nuovissima – eppure esperta – formazione isolana. La compagine si arricchisce di alcuni membri dei Burning Grounds (gruppo thrash-heavy con influenze doom old school) ed è proprio l’innesto dell’anima stoner sullo scheletro thrash che dà vita a questo nuovo Frankenstein.Iniziamo col dire che chi ama lo stile americano non potrà farne a meno, perchè questo è un ep degno delle peggiori bettole da centauri: si respira in tutto e per tutto il clima genuino di chi vive on the road ed ha scelto la libertà come compagna di vita. Il concept dei Discepoli dell’Alleanza Alcolica passa attraverso racconti di degradazione ad alto tasso etilico, tramite frammenti di esistenza distrutta dall’alcol e dall’odio verso un mondo che spinge a volere un secondo diluvio universale. Un mondo corrotto e corruttore, che odia e insegna ad odiare, che muore e fa morire. Ma non c’è traccia di tristezza o di pessimismo cosmico, soltanto tonnellate di overdrive e di potenza impattante figlia dei Down e dei Pantera, probabilmente le due influenze più forti, non certo le uniche. Tra queste potremmo anche citare i Black Label Society di Zakk Wylde, nei suoi momenti più southern; i Corrosion Of Conformity degli anni 90 (il trittico “Deliverance”, “Blind” e “Wiseblood”); i Trouble di “Plastic Green Head”. Non esiste un vero e proprio concept dietro i brani, perchè le lyrics sono volutamente stereotipate quanto efficaci. L’unica cosa che conti realmente è il suono, il concetto è relativo quando ti interessa spaccare; e ben vengano i trucks selvaggi sulla Route 66(6) quando hanno come colonna sonora dei containers carichi di stoner figlio di gentaglia come Clutch o Spiritual Beggars.
Prendiamo il toro per le corna e guardiamo in faccia la realtà: qui abbiamo a che fare con ragazzi che amano il sound genuino e infuocato del metal, dello stoner e dell’hard rock targato anni 80 (“Truck Destraction” su tutto), non si perdono dietro simbolismi ed immagini alchemiche ed esoteriche. Gente cresciuta a pane e riff, che vuole suonare sporco e incredibilmente rock’n’roll: se cercate qualcuno che in meno di 30 minuti vi risvegli da torpore, vi spettini con dei sani e robusti riff e vi sazi di grassi chorus ed efficaci melodie, allora procuratevi questo ep. Se vi piacciono i gruppi citati, procuratevi questo ep. Potranno essere forse derivativi, ma sanno esserlo. Ci vuole attitudine per suonare “classic” senza farti venire voglia di skippare… Vi attendiamo alla prova dell’esordio vero e proprio, guys.
Gabriele “Sgabrioz” Mureddu