Anuseye – 3:33 333

Gli Anuseye non si fermano mai. Dopo l’esordio omonimo del 2011 e il successivo Essay On a Drunken Cloud, la creatura di Claudio Colaianni (That’s All Folks!, Colt 38) torna con il terzo disco, 3:33 333, un album che sfida ancora una volta le leggi convenzionali della psichedelia pesante e del classic rock 60s-70s per inseguire una voce estatica e individuale.

Come di consueto, tutto nasce dai riff e dall’improvvisazione, elaborata con cura certosina al Pure Rock Studio di Brindisi, “dotato di macchinari totalmente analogici, dal banco al registratore otari mezzo pollice”. Gli otto brani dell’album sprigionano tutta la forza liberatoria della loro musica, a partire dal riff (appunto) dell’iniziale Sycamore Red, stoner rock di immensa qualità, come purtroppo non se ne sente da anni.

Meet the Mudman è un singolo che farebbe entrare di diritto gli Anuseye nella line-up del Roadburn se solo venissero da Örebro e non da Bari. The Blend arriva a toccare la furia selvaggia del post-punk, ma subito dopo la title track rimette in ordine il caos con la sua psichedelia oscura e solenne, una composizione dalla dolcezza inquietante e abrasiva, che cresce carica di energia ossessiva e pericolosa, eppure in qualche modo pacifica e consolatoria.

Il lato B si apre con The Syrup e siamo sempre lì: gli Anuseye sono maestri nel giocare a cavallo di quattro decenni, dai Sessanta e Settanta ai primi Novanta, quando lo stoner allucinato e febbricitante scaldava il cuore dei nostalgici. Con il suo groove desertico intonato con una sorta di vibrazione cosmica, Armored riassume il suono e la filosofia di 3:33 333, che mostra una band ormai adulta, capace di sperimentare (le percussioni e l’organo di Dominant Eye tra Stones e Brian Jonestown Massacre) senza però tradire il loro unico guitar rock psichedelico.

La strumentale Vacuum Time Unit chiude i giochi come un acid test a base di zuccherini con LSD. Nessuna ferita né visioni terrorizzanti però, soltanto la magia di un galleggiamento che ci lascia piacevolmente stonati ed eccitati all’idea di una nuova avventura. Basta con lo stoner borghese e figlio di papà. Insieme a Nude degli Elevators to the Grateful Sky ed Everything Fades to White degli Stoner Kebab, 3:33 333 è la conferma che nel Belpaese l’heavy psych non è morto e sepolto e ha ancora qualcosa da dire. L’album è disponibile in una speciale limited edition in vinile colorato stampato in 333 copie da Vincebus Eruptum.

 

Alessandro Zoppo