Arbouretum – The Gathering

Gli Arbouretum suonano vintage. Su questo paiono non esserci dubbi. Ascoltando la loro musica non si può fare a meno di pensare ad un folk bucolico ancorché tristemente penetrante debitore dei Seventies. Oppure ad un rock elettrico, un Neil Young accompagnato dai Crazy Horse senza dimenticare i fantasmi di Jerry Garcia. Questo per citare le influenze più rilevanti. Dal 2004 ad oggi ne hanno fatta di strada passando attraverso quattro album, tra cui gli ottimi “Rites of Uncovering” e “Song of the Pearl” più alcuni cambi di formazione come il recente ingresso di Brian Carey alla batteria e soprattutto Matthew Pierce alle tastiere.

Tuttavia, nonostante quest’ultimo particolare, il sound della band di Dave Heumann appare più spigoloso, più duro, sposando in certi momenti la causa di uno stoner senza fronzoli. Ed è proprio quello che accade nel nuovo lavoro in studio, “The Gathering“, il quinto della serie (tenendo anche conto del disco live a tiratura limitata “Sister Ray”). In tal senso non è sbagliato dire che il loro percorso somiglia a quanto fatto dai Pontiak, altra formazione di grande spessore.

Il disco si divide in due parti: la prima più compassata dai consueti accenni folk blues, cantautorato ed una ricerca sonora invidiabile (d’effetto gli assoli doorsiani di “White Bird”). Una seconda dove invece le atmosfere si fanno più pesanti, con passaggi decisamente hard, riverberi dichiaratamente psichedelici e lunghe improvvisazioni chitarristiche che raggiungono picchi assoluti. Ne sono un esempio la dissonante “Waxing Crescent” e la dirompente “Song of the Nile”, dieci minuti di funambolico psych hard blues suonato ad alto livello. Nel mezzo pure due brani più “semplici” come il rock rilassato di “Destroying to Save” ed il punk spensierato di “The Empty Shell”.

Insomma, “The Gathering” è un album che presenta alcune differenze rispetto al recente passato ma che, proprio per questo, potrebbe interessare anche un pubblico più ampio. Sta a voi saper cogliere ed ovviamente apprezzarne i contenuti.

Cristiano Roversi