AXEHANDLE – Axehandle

Gli Alabama Thunderpussy si confermano uno dei gruppi più prolifici del panorama attuale e anche questa volta mantengono alta la media annuale di uscite. Infatti dopo il disco solista di Erik Larson e l’ultimo “Fulton hill” ora è volta degli Axehandle, progetto che vede impegnati il solito Larson (stavolta alle prese con voce, batteria e percussioni), Ryan Lake (basso e chitarra) e Bryan Cox (batteria e percussioni).Tre assatanati che in questa diversa incarnazione non perdono tempo e voglia per picchiare duro. Già, perché questo mini di sei pezzi si rivela davvero un lavoro con le palle. Un misto di sonorità sludge, southern e heavy psych impreziosito da echi tribali e condito da un’attitudine pulp a base di testi crudi ed immagini sanguinolente. Sei macigni che spaccano davvero il grugno, a partire dalla violenta “Face down” (percussioni e chitarre tesissime interrotte solo da uno stacco acido) per arrivare alla lunga estasi barocca di “Fine food”, oltre dieci minuti divisi tra rovelli psichedelici, riff dal groove titanico e vocals a dir poco inquietanti.
“All redheads are crazy” mantiene invece il tipico trademark Alabama Thunderpussy, melodia appiccicosa e partiture hard rock bollenti come il sole d’agosto. “Pulp” pesta pesante e dritto in faccia, senza alcuna concessione, mentre “The damage that can be done at the ocean” e “Self help” donano momenti di respiro grazie a liquide iniezioni lisergiche in un corpo sonoro ruvido e teso.
Ed è proprio questa sapiente alternanza di parti tirate all’inverosimile ed escursioni tribal psichedeliche la carta vincente degli Axehandle. A questo punto speriamo non si tratti solo di un progetto estemporaneo perché qui di talento ed arguzia compositiva ce n’è davvero molta.

Alessandro Zoppo