Blaak Heat Shujaa – Blaak Heat Shujaa
Con i Blaak Heat Shujaa lo stoner europeo dimostra di essere in piena salute. Così dopo il Regno Unito, la Germania, la Svezia, la Spagna ed ovviamente l’Italia è toccato alla Francia fare la parte del leone.
I Blaak Heat Shujaa vengono da Parigi e, benché giovanissimi, hanno sollevato l’interesse nientemeno che di Scott Reeder, il quale li ha prontamente chiamati negli USA per l’incisione del disco d’esordio. Debutto che vede la luce appena tre anni dopo la formazione del gruppo. E questo è un dato significativo.
L’altro dato importante è che questi ragazzi dimostrano una sorprendente maturità nei nove brani dell’album per un totale di 64 minuti. Un lavoro in cui tutto sembra al posto giusto nella sua uniforme miscela e fa sì che il sound scaturito non vada ad impantanarsi in scontati e ridondanti cliché.
Certo, le influenze ci sono, riconducibili a certi Naam, anche se in questo caso l’involucro risulta meno criptico ed oscuro della band newyorkese. Ne sono un esempio brani come “M.I.A.”, “Where You At” o “Moon”, una incredibile cavalcata dove emerge un lato strumentale da jam band che non sarebbe affatto dispiaciuto a gente come Earthless e Colour Haze.
Ma queste influenze non impediscono ai ragazzi di avere una spiccata personalità, tale da farli sembrare una band adulta. Basti pensare a quello che combinano in “The Brown Buffalo”: dopo una intro dal sapore “tarantiniano” il brano si trasforma in un solenne stoner in bilico tra passato, presente e futuro. È segno che i ragazzi ci sanno fare. Lo dimostra anche un pezzo che ammicca ai migliori Queens of the Stone Age come “Sinaloakarma”. Come a chiudere il cerchio.
Se continueranno su questa strada potremmo affermare di aver trovato la “next big thing” dei prossimi anni. Per il momento godiamoci questo disco. Allez enfants!!
Cristiano Roversi