BLACK CAPRICORN – Black Capricorn

Corna al cielo e caprone sacrificato nel nome del riff per chi ricorda Clench e Black Hole of Hulejra. L’artefice di quelle bellezze (parliamo di NWOIST, New Wave of Italian Stoner Rock) torna in pista: i Black Capricorn sono infatti la nuova creatura di Fabrizio “Kjxu” Monni, chitarra e voce del diablo, coadiuvato per l’occasione da una sezione ritmica al femminile, Virginia al basso e Rachela alla batteria. Il debutto del trio è un power heavy rock psichedelico e cinereo, edito dalla risorta 12th Records. Il gruppo sardo gioca con gli stereotipi del genere, proponendo otto brani che solleticano gli appettiti di chi è cresciuto a pane e Sleep.L’artwork di Malleus sembra dire volcanic space witchcraft in your mind, tuttavia gli artisti piemontesi potevano fare qualcosa in più per impreziosire un dischetto che si lascia ascoltare con entusiasmo dalla prima all’ultima traccia. A volte la produzione scarna e grezza fa perdere mordente alle composizioni, tuttavia è un difetto da poco, a fronte di uno stile torbido, lisergico e avvolgente. Il doom acido, groovy e catacombale di “Perpetual Eclipse” e “The Maelmhaedhoc O’Morgair Prophecy” (passaggio mistico esoterico che si pone come miglior episodio del disco) rimanda addiruttura al mood che negli anni Novanta aveva reso eterni nella memoria dei doomsters i gruppi della Hellhound Records. “Il tamburo del Demonio” è stoner kyussiano in veste strumentale che provoca demoniache ebollizioni, lava che cola nel delirio magmatico di “1000 Tons of Lava”. “Call of the Goat” (presente su “Desert Sound vol. IV – In the Mouth of Fuzz”) punta sul riff ipnotico e la melodia appiccicosa, “Liquid Universe” chiude i giochi partendo dall’ossessivo controllo della mente e planando sulla terra con un’iterazione psych oltremodo doverosa.
Preparatevi ad affrontare la psichedelia più oscura e godereccia che ci sia, i Black Capricorn sono i nuovi messia del satanic rawk’n’roll.

Alessandro Zoppo