BLACK MAMA – Black Mama
Troviamo classic hard rock e blues a fiumi nell’esordio dei Black Mama, il tutto debitamente insaporito col southern e il tradizionale rock’n’roll, una portata a base di Allman Bros, Muddy Waters, Mott the Hopple, Free e via discorrendo, da servire sulle nostre tavole bella fumante e con un buon numero di bicchieri a portata di mano. Delta del Mississippi e British invasion shakerati in un barilotto di vecchio whisky insomma, quello che a volte manca e che buttato giù con un solo sorso ci dà la botta giusta per ricordare le vecchie radici, anche per chi non è proprio a digiuno di tali sonorità. Un album rigorosamente tradizionalista ma che in definitiva appare impossibile definire come vecchio o sorpassato, visto che parliamo di una delle formule che nei tardi Sixties e nel decennio seguente ha rappresentato una specie di pietra filosofale in ambito musicale e culturale. Di sicuro i nostri non si curano di cercare strade innovative, ma da un certo punto di vista va benissimo così: “’41-’61” e “Tell Papa” faranno già in avvio la gioia di tutti gli amanti del ’70s rock robusto e pregno di feeling, per non parlare dell’emblematica “Blues is Blues”, dal titolo didascalico quanto si vuole, ma che a conti fatti rimane un ottimo brano, caldo e coerente. “The Slow One” è uno degli apici della raccolta, rallentata e soffusamente acida, mentre “‘Round Midnight” e “Black Mama” con le loro commistioni di Clapton e B.B. King rafforzano senza problemi la qualità generale dell’album.
Si continua fino alla fine sugli stessi livelli con “Snake Out Blues” e Keeping My Style” (quest’ultima con tanto di interessante coda psych), senza intaccare minimamente la solidità della band guidata da Nicolò Carozzi (ex Lavoirlinge). Retro-sound senza orpelli di sorta.
Roberto Mattei