BLACK NASA – Deuce
Prendete l’hard rock da arena, catchy e orecchiabile al limite della ruffianeria. Unitelo con un tocco di stoner, qualche spruzzata di psichedelia, un recipiente di blues e soprattutto tanti odori “pinkfloydiani”. Quello che ne verrà fuori è lo stile dei Black Nasa, noti ai più per essere il progetto portato avanti da Chris Kosnik (voce e basso degli Atomic Bitchwax di Ed Mundell) in compagnia di Duane Hutter (chitarra) e Corey Stubblefield (batteria).
“Deuce” è il secondo capitolo della loro saga dopo il debutto omonimo di due anni fa e in realtà non aggiunge molto rispetto a quanto già detto in precedenza. Ci troviamo di fronte ad un disco onesto, ben scritto e suonato, ma che non cambierà certo il corso della musica. Né attirerà sulla propria strada nuove orde di fan. Come si dice, chi si accontenta gode: chi ama questo tipo di sonorità può farci un pensiero, se però volete originalità e un sound personale passate pure oltre.
Non che sia un disco da buttare, anzi. Spesso la ricerca dell’hit a tutti i costi snatura le composizioni ma in fondo la mezz’ora d’ascolto si rivela piacevole e rilassante. Tra i prevalenti momenti di heavy rock bollente e psichedelico con ampie concessioni alla melodia (la strumentale d’apertura “Shabadoo”, le groovy “Kamikaze” e “Colony”, lo stampo Foo Fighters che ammanta “Thanks anyway”) spesso si tira il fiato e vengono fuori episodi più particolari. Esempi ne sono le aperture strumentali di “Hut nut” (svisata blues con tanto di slide e torbida armonica a bocca..) e “Talking candles”, grande momento psichedelico che è anche la vetta dell’intero lavoro.
Quando però l’influenza dei Pink Floyd, che aleggia su tutto il lavoro, si fa troppo pressante, allora si cade nell’eccesso. In questo senso il mezzo plagio operato da “Light” è un episodio da dimenticare.. Molto meglio la simpatica divagazione operata dalla cover dei Run DMC “You be illin”!
Insomma, se avete un po’ di soldi da spendere e cercate un disco di puro e semplice relax “Deuce” è quello che fa per voi. Tuttavia, considerando quanto costa un cd al giorno d’oggi, il consiglio è quello di poter pure soprassedere.
Alessandro Zoppo