BURIED AT SEA – Ghost

Tornano i Buried At Sea di Sanford Parker, cervello dei Minsk nonché produttore (Unearthly Trance, Yakuza, Rwake, Lair of the Minotaur), qui in compagnia dei sodali di un tempo che sembrava avesse “abbandonato” per iniziare l’attività con quella che ora è la sua band primaria.Il disco, pubblicato il 23 ottobre, è distribuito dalla Neurot Recordings, sempre più garante di qualità (sembra uno scadente e squallido spot, ma ci sono dubbi in merito al valore dell’etichetta?).
Segue l’ottimo “Migration”, del 2003 ma distribuito in Europa nel 2006, e l’altro ep “She Lived For Others But Died For Us” (2004, un dodici pollici stampato in 539 copie su vinile grigio, con la partecipazione di Kevin Sharp dei Brutal Truth nella cover di “White Nigger” degli Eyehategod).
Una stupenda copertina raffigurante una sorta di processione di incappucciati dai tratti sfumati in teschi, su sfondo di scarni alberi in una foresta innevata, presenta il disco: l’immagine descrive con pertinenza l’atmosfera che si respira.
Si tratta di una composizione scaturita da registrazioni effettuate tra il 2005 e il 2006, caratterizzata da riferimenti ai Neurosis e gli Isis di “Celestial”, pervasa da un plumbeo alone doom. Il disco inizia a intrigare tra trame intessute di sludge e disturbanti rumorismi elettronici finché, dopo circa 13 minuti, un improvviso passaggio ambient/drone, seguito da uno squarcio ferino nel quale hanno risalto le urla belluine di Parker e del bassista Brian Sowell, conduce a una strumentale discesa dentro le spire dell’inquietudine. Infine, un nuovo rabbioso assalto conclude l’opera.
I trenta minuti del brano lasciano all’ascoltatore sensazioni di oppressione e ossessione (a tratti si può pensare anche a “Born Again” degli Overmars, che ha un approccio alquanto simile a “Ghost”), ma chiunque avrà la volontà di percepirle addentrandovisi spererà di vedere i quattro dal vivo, qualora decidano di non continuare a prediligere la condizione di “fantasmi”.

Raffaele Amelio