DEAD MAN – Euphoria

Un Taraxacum officinale bianco su campo color senape, la semplicità della natura al servizio della comunicazione e dell’arte visiva, si staglia orgoglioso ed al contempo leggiadro nella copertina dell’ultimo lavoro degli svedesi Dead Man.La band di Örebro torna con grande personalità a distanza di due anni dall’esordio, disco di psichedelia, folk e musica di matrice settantiana che aveva riscosso così tanto successo, ed assolutamente meritato. La ricetta di questo nuovo lavoro migliora come l’idromele lasciato ad attendere le stagioni, arricchendosi di sapore e nuove sfumature; il flower power e la placidità hippie non è mai andata via, perchè fioriscono come i soffioni di campo , spargendosi al vento di marzo, con un erbario composto di folk, psichedelia di matrice americana (Jefferson Airplane, Grateful dead), ma anche hard rock e acid più sostanzioso (Blue Cheer, Black Sabbath), sebbene il tutto con una visione più avvolgente e rilassante.
Si assiste alla celebrazione del matrimonio tra il folk americano e un certo gusto retrò che ha fatto le fortune di band quali Witchcraft, Graveyard, Black Mountain e Dead Meadow, soprattutto questi ultimi due hanno diversi punti di contatto con Euphoria dei Dead man. E proprio l’euforia, quel’esplosione di gioia briosa e solare, colpisce l’ascoltatore e lo rilassa, massaggiandogli le tempie con un balsamo di tigre fatto di chitarre acustiche, arpeggi e riff che ora si fanno vicini ai vecchi Cream-Blue Cheer (“I must be blind”), ora invece sono più legati ad un hard rock venato di ottima psichedelia e progressive (“Light vast corridors”), trascorrendo il tempo tra una ballad (“today”) ed un brano strumentale (“from a window”).
Insomma, un disco che consiglio caldamente, per le serate autunnali, ma anche per i placidi viaggi, un disco che emoziona e tiene compagnia.

Gabriele “Sgabrioz” Mureddu