EARTHRIDE – Vampire Circus

Dopo l’eccitante debutto “Taming of the demons”, tornano a farsi vivi gli Earthride, i Motorhead del doom. Il nuovo “Vampire circus” è un disco destinato ad affascinare e stregare le menti di tanti ascoltatori, sia appassionati di doom che di stoner. Non a caso in questo album c’è dentro davvero di tutto: ci sono le cavalcate groovy rock, c’è il doom della classica tradizione Saint Vitus/The Obsessed, ci sono ampi riferimenti all’hard rock degli anni ’70, c’è tanto di quel ritmo da far muovere braccia, culo e gambe anche ad un morto in fase di decomposizione.D’altronde il circo dei vampiri messo in scena da Dave Sherman, Eric Little, Kyle Van Steinburg e Rob Hampshire (per chi non lo sapesse, un passato in Wretched, Spirit Caravan e Internal Void) è uno spettacolo che questa volta punta più sulla qualità che sull’impatto. Se l’esordio tendeva spesso ad appiattirsi su una forma canzone sì tosta e diretta ma fin troppo monolitica, “Vampire circus” si gioca la carta dell’eclettismo e vince in pieno la sua scommessa. Complice la perfetta produzione di Mike Dean (per chi non lo sapesse – ancora una volta… – bassista dei Corrosion Of Conformity), il doom’n’roll degli Earthride fa il pieno di whisky, acidi ed erba, dilatando le proprie coordinate verso nuovi orizzonti.
Se l’iniziale “Fighting the devils inside you” apre le danze con un riff di wah-wah che leva il fiato e fa scuotere il capoccione, la title track, “Understand” e “For wrath and ruin” tengono alto il ritmo con ritmiche possenti, chitarre ipersature ed il cantato alcolico di Sherman in bella evidenza. Fin qui nulla di nuovo. Anche perché le sorprese giungono altrove. “Dirtnap” e “Swamp witch” sono bollenti eruzioni vulcaniche, nelle quali si fanno largo liquidi inserti di hammond (suonato per l’occasione da Mick Shower dei Clutch) per un risultato finale da brividi. “God’s own medicine” e “In the world I live” sommano ad un coinvolgimento elevato un tasso melodico che si imprime immediatamente nel cervello, mentre “Loss” è un esperimento psichedelico perfettamente riuscito, dilatato al massimo e messo a fuoco in maniera eccelsa.
Grandissimi Earthride, sono da prendere come esempio da tutti coloro i quali si cimentano con questo genere di sonorità: dopo un primo disco che fungeva da manifesto programmatico, hanno trovato modo e coraggio di osare, riuscendoci in pieno. Uno dei migliori lavori di questo 2005.
Pure Maryland doom for the brotherhood of music!

Alessandro Zoppo