Enormous – Attentionsbahn

Gli amanti del puro (e crudo) heavy psych non possono non procurarsi “Attentionsbahn“, l’ultima fatica dei romani Enormous, concentrato di psichedelia acida periodo 68/72 (parliamo del suo versante più informale), arricchita con esperienze successive tipiche di Thee Hypnotics, White Hills, Oneida e in parte The Heads, senza trascurare imperturbabili escursioni nello space-prog più sotterraneo che possiate immaginare e il rock sperimentale ereditato da Fred Frith.

In effetti si tratta di un gioiellino che vive di luce propria, immerso in un’incubica lisergia capace di traslare la psiche oltre le ipotesi di curvatura spazio-temporale: il linguaggio è essenzialmente quello della jam-session, ma il gruppo non disdegna di comporre brani definiti e riconoscibili, anche se la ricerca della forma canzone è meglio cercarla oltre 3C 273 o qualche ammasso globulare.

L’esplosione cerebro-stellare di “She’s a Man” fotografa chitarrismi esasperati concatenati alla continuità della ritmica e introduce il primo trip, “”Pour It In Your Head”, giocata tra synth/vocals in crescendo e incedere alla Can/Amon Dull debitamente mescolati a Loop e sonorità newyorchesi, e lo stesso discorso può valere per “Few Orbison”, nella quale la sospensione acida viene fatta appositamente variare di densità.

“Arabs in Manhattan” è un avant-rock con voce paranoide che si distende in partiture prog e free form, mentre subito dopo ci pensa la radiativa “Fly Low Dragonfly” a rialzare la risposta spettroscopica. “Everybody Out” placa in qualche maniera l’ascolto, ma si fa per dire, dato che sono dieci minuti di informalismi percussivi sostenuti dal moto perpetuo del basso, nei quali gli Enormous riguadagnano parte del loro aplomb psichedelico, in un sibilante e rarefatto festival sonico.

Il lavoro è interamente scaricabile dal sito della Sonamiuzik assieme ad altre prelibatezze come Desperate Living, Militia Wiskei, Hijos Muertos e i volumi delle raccolte Your Psych Tunes.

Roberto Mattei