Gandhi’s Gunn – The Longer The Beard The Harder The Sound

Che in Italia esista una florida scena stoner questo ormai lo sappiamo da tempo. Quello che molti non sanno è l’elevato livello qualitativo delle band. Gruppi che non hanno nulla da invidiare alle nuove leve internazionali che si cimentano in questo genere ed anzi spesso escono vincitrici nel confronto diretto. Un esempio lampante sono i genovesi Gandhi’s Gunn.

Ancora ci ricordiamo dell’ottimo esordio “Thirtyeahs” datato 2010 mentre adesso dobbiamo prendere nota di questo nuovo album, “The Longer The Beard The Harder The Sound“, il quale, pur non presentando grosse differenze stilistiche rispetto al passato, riesce a produrre nuovi segnali positivi specie se consideriamo la struttura dei brani e l’accresciuta capacità tecnica.

Pregevole il lavoro ritmico (menzione particolare per il basso di Maso Perasso) che ben si interseca alla ruvida chitarra di Francesco Raimondi, vero elemento portante del sound del gruppo. Al resto pensa la voce potente e bluesy di Giacomo ‘Hobo’ Boeddu mai così calibrata ed efficace.

Otto sono i pezzi di cui si avvale questo nuovo disco dal titolo inequivocabile che si abbeverano alla fonte della prima ondata stoner, quella per intenderci di Corrosion of Conformity, Fu Manchu, Clutch, senza dimenticarsi del metal trasversale dei Soundgarden. Da questi solchi escono colate laviche di rock’n’roll estremo (l’accoppiata iniziale “Haywire” e “Under Siege”), ballad blues con insospettati momenti di tensione che fanno pensare alla migliore stagione del grunge (“Flood”), brani più classicheggianti (“Red” e “Rest of the Sun”), attacchi psycho hard (“Adrift”) e perfino un episodio (semi) strumentale che dopo un breve inizio sciamanico dimostra come la band sia definitivamente maturata proponendo una varietà di influenze tali da far invidia a molti (la conclusiva “Hypothesis”).

Un grande disco per una band in continua evoluzione. Non perdeteli per nessun motivo al mondo in sede live. Il consiglio è d’obbligo.

Cristiano Roversi