HANGNAIL – Ten days before summer

Stoner rock in vago stile Orange Goblin, non a caso label-mates (la Rise Above di Lee Dorrian) e connazionali degli Hangnail: tuttavia i diversi esiti del successo delle due band rispecchia i limiti dell’esordio che ci apprestiamo ad illustrare. L’album nella sua ora abbondante di durata, alterna con scioltezza momenti di doom rockeggiante e costanti rallentamenti melodici tra psichedelia e space rock. Il cantato di Harry Armstrong innanzitutto non soddisfa: quell’ibrido indeciso e a tratti sguaiato tra Chris Cornell e John Garcia poco si sposa con le discrete intuizioni strumentali della band. Tuttavia le canzoni non brillano per particolare personalità (i riff sanno troppo di già sentito), puntando con più convinzione sul fattore del coinvolgimento. E non sempre funziona.Quindi non tragga in inganno l’apparente dinamismo nei cambi d’umore di “Ten Days Before Summer” poiché, tirando le somme, su 8 canzoni difficile trovarne qualcuna veramente memorabile. Nemmeno quando il gruppo si gioca la ‘carta’ del cantato femminile nell’orientaleggiante “Side/Slide” e nella trascurabile acustica “4:28”. Più convincente l’indiavolato trip di kyussiana memoria in “Keep On”, o il richiamo ai migliori The Quill nel riff scatenato di “Sun Quake”. Si salva in corner anche il tributo ai Sabbath di Master Of Reality, la conclusiva “One Million Layers B.C.”.
Però se si escludono isolati episodi, alla lunga può stancare lo schema canonico usato dagli Hangnail che dopo 2-3 chorus decidono sempre di fermarsi con scialbi excurus melodici, sinceramente troppo anonimi per far elevare il livello medio delle canzoni.

Una nota nel booklet dice: Recorded in Ten Days Before the Summer of 1999…
Forse era meglio pensarci qualche mese prima di registrare, che dite?

Giacomo Corrad