IMMENSE – Hidden between sleeves

Kerrang! e NME hanno incensato a non finire questo “Hidden between sleeves”, seconda fatica sulla lunga distanza per i britannici Immense. Forse tanto clamore è esagerato, ma in effetti le suddette riviste non hanno tutti i torti: la band di Bristol è infatti l’ennesima rivelazione di un movimento che a cavallo tra suoni analogici e digitali cerca di portare aria fresca nel mondo musicale odierno. I 9 brani che compongono l’album viaggiano a cavallo tra post rock, elettronica e psichedelia, strizzando molto spesso l’occhio alle avventure malinconiche e stranianti di Radiohead, Sigur Ros, Low e Godspeed You! Black Emperor.
Melodie suadenti soffocate da intarsi cibernetici, rumori assordanti e frequenze disturbate bilanciati da tenui parti di piano ed archi. L’equilibrio tra passato e presente è davvero riuscito e se non fosse per l’eccessiva prolissità di qualche momento saremmo qui a parlare di un vero e proprio capolavoro. Alla fine dei conti non è così, ma l’emozione che si prova ascoltando un brano come “3-Year plan” è viva e pulsante, un senso di struggente tristezza che dipinge accesi colori autunnali. Ridotte all’osso le parti cantate, la glacialità dei momenti strumentali (esemplari a tal proposito “The bumper book of facts and knowledge” e “HMS Immense”) si insinua sotto pelle e dona piacevoli brividi che bloccano in una morsa paralizzante.

L’atmosfera onirica di “The most dangerous part”, le ritmiche jazzate di “Shave the gong”, l’oscura tensione di “Track 20” e la contorta destrutturazione della title track (pezzo di chiusura del disco) rendono bene l’idea di un album ricco e completo sotto diversi punti di vista. Il difetto però è proprio questo: la carne messa al fuoco è stata troppa e così si rischia l’indigestione. Con una maggiore messa a fuoco il prossimo lavoro potrebbe veramente far gridare al miracolo.

Alessandro Zoppo