INSTANT FLIGHT – Colour & lights

Bel colpo quello della nostrana Beard of Stars, etichetta ligure che ultimamente sta centellinando le uscite ma senza mai sbagliare un colpo. Questa volta ad essere messi sotto contratto sono stati gli inglesi Instant Flight, giunti al primo album ufficiale dopo aver girato per vari festival in Gran Bretagna ed in tutto il resto d’Europa. Tanto che la fama precedeva il gruppo: i quattro hanno infatti collaborato con una leggenda del rock acido di fine anni ’60, il mitico Arthur Brown.Ora è giunto il momento tanto atteso del full lenght, la cui produzione è stata affidata ad un altro guru della scena psichedelica inglese, Gary Ramon dei Sun Dial. Con tali credenziali le sonorità proposte non potevano far altro che vertere sul classico psych rock di derivazione britannica, sia di matrice ’60 che di ascendenza ’70. Ecco dunque colori e luci che esplodono in fragorosi vortici, creati in maniera splendida dalle chitarre di Marco Magnani (italiano in terra d’albione, anche ottimo cantante), sostenuto nelle ritmiche da James Ovens (batteria) e Andrew Browning (basso). A completare la formazione (in look rigorosamente vintage, al passo con i suoni) c’è infine la bella Lucie Rejchrtova, i cui tappeti di tastiere donano un tocco ancora più lisergico ed esotico al tutto.
Brani come l’iniziale “Running around”, la suadente “Flowers on my grave”, la strumentale “Tarantula” o l’incisiva “Such a slow way home” sono un incrocio acido e fluorescente di psych rock, garage e progressive. Ci si getta a capofitto nelle calde sonorità degli anni ’60, tra chitarre solari, vocals lisergiche ed una solida base di organo e tastiere varie. Insomma, la gloriosa tradizione di Beatles, Blues Magoose, Velvett Fogg, Moody Blues e Arthur Brown (non a caso presente come ospite in “Freeway” e “Kites”). Di rimando è evidente quanta importanza abbia avuto per la band la nuova psichedelia dei vari Bevis Frond e Sun Dial, tanto è vero che Gary Ramon è presente sull’album anche con un guitar solo ispiratissimo in “Under the moonlight”.
E se “Top of the mountain” si apre a passaggi che rimandano all’universo spirituale ed evocativo che fu proprio di gruppi come i fantastici East Of Eden, altrove (“Her mystery”, “Will you think of me?”, la title track) sono melodie smaccatamente beatlesiane e sgargianti passaggi acustici a farla da padroni. Insomma, gli Instant Flight se la cavano davvero bene. Saranno pure anacronistici, ma ad avercene di gruppi così al giorno d’oggi…

Alessandro Zoppo