LE SCIMMIE – Dromomania

Sono passati tre anni dall’EP “L’origine” e Le Scimmie tornano in forma smagliante per il primo full lenght completamente auto prodotto. Dieci tracce che segnano una frattura rispetto all’origine. Appunto. Niente voce, Angelo Xunah Mirolli e Mario Serrecchia si concentrano su chitarre e batteria. Mutazione strumentale minimalista originale e interessante. Identico è invece l’approccio low fi, che in questo caso si rivela una pecca perché rende i suoni molto pastosi ma poco incisivi.”Dromomania” è un album che ha la sua arma migliore nella varietà dello stile e della proposta. Se infatti “L’oblio mistico” e “Dromomania” spingono su un versante oscuro e fragoroso (pensate ad un incrocio tremendo di Melvins, OM e Porn), le due parti di “Athazagorafobia” sono un trip psichedelico meditativo e a tratti malinconico. Segno che il songwriting c’è, ed è di pregevole fattura. “Frustrazione della psiche” e “Frekete” (Abruzzi flower power!) viaggiano su torbide frequenze stoner’n’roll: come se i Black Keys si fossero convertiti al segreto perverso dello sludge. “Il filo di lana” distrugge ogni residua speranza al suono di punk + noise. Vengono in mente Sonic Youth e Black Flag. Meri riferimenti in realtà, perché la materia è trattata in modo abbastanza sapiente. E quando si arriva al gran finale di “Nostofobia” non si può che bruciare all’inferno.
“Dromomania” è un disco ricco di fascino. Per Le Scimmie si apre un varco: con una produzione più a fuoco si candidano al ruolo di paladini della vita frustrata. Ovviamente a base di arrosticini e Nduccio.

Alessandro Zoppo