LUKE ROBERTS – The Iron Gates at Throop and Newport

Un paesaggio infinito e assolato. Un amore da ricordare con gioia e nostalgia. Il piacere di una passeggiata in una giornata di primavera. La ricerca di noi stessi in questo folle mondo. Piccole emozioni che scaturiscono da gesti e sensazioni quotidiane. Bozzetti raccontati con delicatezza acustica da Luke Roberts nel suo nuovo disco “The Iron Gates at Throop and Newport”. Seguito dell’esordio “Big Bells and Dime Songs”, il cantautore sfoggia ancora la sua Collings modello 000 2H e affronta un viaggio di ritorno, da Brooklyn al Montana fino a Nashville, suo paese d’infanzia. È proprio lì che lo immaginiamo ascoltare i suoi idoli Neil Young, Bob Dylan e David Crosby e strimpellare i primi accordi. Prodotto da Marky Nevers (Lambchop), mixato da Kyle Spence (Harvey Milk) ed edito dalla Thrill Jockey, “The Iron Gates at Throop and Newport” compie un incredibile passo in avanti rispetto al debut album. Il songwriting si è fatto maturo, più complesso e stratificato. Allo stoned folk si accompagnano rurali cadenze country blues dal fascino secolare. La ricchezza degli arrangiamenti è notevole: non solo chitarra acustica, voce e consuete spoken lyrics, ma anche il violino ed il mandolino di Billy Contraraz, le vocals di Emily Sunblad, l’armonica di Ryan Suther, inserti sorprendenti di batteria, sparsi brividi elettrici e tocchi dolci di pianoforte.Vita vissuta, lotte personali, inferno e redenzione. Famiglia, amore, speranza. Sorrisi, fughe, sbandamenti. Di questo ci parla Luke Roberts. Lo fa con la delicatezza di un fratello maggiore nelle tenui “I Don’t Want You Anymore”, “Cartier Timepiece” e “Second Place Blues”; azzeccando un chorus magnetico nella stupenda “His Song” (quella chitarra elettrica scuote fino al midollo); dipingendo emozioni in punta di plettro in “Every Time” e “Will You Be Mine”. Un’America ancora in piedi, seppure con le ossa rotte, fatte a pezzi. Cantata con un approccio minimalista struggente. Come dimostra “Spree Wheels”, una delle più belle canzoni ascoltate negli ultimi anni. Malinconia in fondo alla quale vediamo la speranza, perché Tutto risiede nella Bellezza (“Old Fashioned Woman”, altra chitarra elettrica che scatena lacrime) e nel Ritmo che solo la Musica ci può donare (“Lost on Leaving”).

I’m comin’ to see you, I’m singin’ my good-byes. I’ll be the one who you don’t recognize…

Alessandro Zoppo