MELVINS – (a) Senile animal
Descrivere l’essenza dei Melvins è dannatamente complicato, nonostante ogni loro disco suoni dannatamente Melvins anche a dispetto dei continui mutamenti di forma che questo mostro musicale continua a fare da 20 anni. L’ultima fatica della ditta Crover&Buzzo suona esattamente come l’anima di questi 20 anni, sotto la forma di un animale addomesticato.Un disco veloce, 10 traccie di cui la maggior parte sotto ai 3 minuti. Tutti i pezzi sono attaccati tra loro per mozzare continuamente il respiro e dopo le rade concessioni ai cali di ritmo subito sferragliano accellerazioni aggressive che spezzano nuovamente il fiato.
Andiamo con ordine: l’ultimo periodo della band è stato segnato da collaborazioni di lusso (Biafra, Lustmord) a cui segue un periodo lungo di silenzio. Ma basta l’ennesimo licenziamento del bassista di turno per ripartire nella missione di stupire tutti. Per l’occasione Buzz e Dale decidono di inglobare non solo un bassista, ma un gruppo intero, così i Big Businness (duo di casa Hydrahead che suona veloce) entrano nella formazione per formare una mostruosa creatura a due batterie. Il risultato è l’ennesimo piccolo gioiello che al classico stile di riffing Buzziano e al drumming scomposto Croveriano aggiunge una rinnovata attitudine core e, sorpresa, una marcata vena per la melodia catchy nelle parti vocali. Il tutto sommerso dal saturo suono di due batterie.
I melvins non sono (quasi) mai stati un gruppo semplice, anche quando hanno lasciato in panchina la loro propensione al “faccio tutto quello che mi passa in testa” il loro sound si è presentato sempre spigoloso e nauseabondo (attenzione, sono complimenti). Questo disco, pur avendo pezzi in cui la struttura classica della canzone è decomposta, pur avendo traccie con ritmi deliranti, pur essendo abrasivo, riesce a cullare l’orecchio e a imprimersi in testa come un disco della più abile pop-band. Il cantato soprattutto è un susseguirsi di liriche orecchiabili e i riff, seppur intricati, riescono facilmente ad incollarsi alle meningi.
In sintesi un album in pieno stile Melvins. Veloci deliri e scatti di schizzofrenia che colorano la riconoscibilissima aria da serial-killer, ma stavolta con quel quel rassicurante sguardo di chi finge di essere normale.
Federico Cerchiari