MUSIC BLUES – Things Haven’t Gone Well
Un titolo che è tutto un programma: “Things Haven’t Gone Well”. Cosi è intitolato l’album di debutto da solista di Stephen Tanner, bassista dei grandissimi Harvey Milk. Reduce da un periodo infausto della sua vita, e complice anche una visione nel mondo non propriamente ottimistica (lo si era già notato con i precedenti lavori degli Harvey Milk) Tanner, sotto il moniker di Music Blues dà vita ad un album che si fa racconto di fallimenti e sogni infranti, specchio di una certa America che ormai da tempo ha smesso di credere al proprio sogno. Emblematici anche i titoli delle canzoni che compongono questo disco, a detta dell’autore, fortemente autobiografico. Si va da “91771” che altri non è che la data di nascita di Tanner (9/17/71) e si dipana con un intro magniloquente in pieno stile Harvey Milk con le chitarre gargantuesche a farla da padrone. Sulla stessa riga prosegue “Premature Cesarean Removal Delivery”, mentre “Teach the Children” è un intermezzo country, ma che di propriamente country non ha nulla. Tutto è distorto, malato. “Hopelessness and Worthlessness” insieme a “Trying and Giving Up” assumono la forma di un blues deviato, fortemente distorto, a tratti epilettico. “Great Depression” e “Failure” sono guidate da droni sinistri e batteria viscerale, non lasciano nessuna via di scampo all’ascoltatore. Dopo il breve interludio di “Death March”, è la volta del duo “It’s Not Going to Get Better” e “Tremendous Misery Sets In”. Di gran lunga quanto di meglio il buon Tanner propone in questo suo debutto. Emblema della rassegnazione e della conseguente accettazione del fatto che nulla va come speriamo, e tutto tende al peggio; si presentano come delle digressioni tanto heavy quanto bucoliche con una chitarra a tratti struggente a tratti aggressiva che impreziosisce le due canzoni. “The Price Is Wrong” si avvale di una batteria aggressiva e sconclusionata.
Pur non distanziandosi tanto da quello che ci ha fatto sentire insieme agli Harvey Milk in questi anni (tant’è che il materiale in fase embrionale di lavorazione era destinato al nuovo album dei Milk), Tanner fa centro. Ci racconta di una vita di stenti, in un luogo che ha perso tutta la sua innocenza. In fondo per racchiudere l’essenza di questo disco basta riprendere una frase che il padre era solito rivolgere al piccolo Tanner: “You think life sucks now, just wait”.
Giuseppe Aversano