NERDS, THE – A black star burning trails to nowhere

Non sono certo tipi che si perdono in convenevoli i Nerds. “A black star burning trails to nowhere” è il loro secondo disco (dopo il debutto del 2000 “Just because she didn’t wanna fuck”) e suggella un percorso evolutivo in continua espansione.
Nati nel 1997 e con alle spalle una quantità enorme di esibizioni dal vivo, 7″ e split (tra i quali quelli prestigiosi con Orange Juice From The Crypt e Frankstein Drag Queens From Planet 13), i quattro ragazzi di Voghera sanno come far vibrare gli animi di chi li ascolta con dosi massicce di rock sporco ed assatanato. Avendo come punti di riferimento Antiseen, GG Allin, The Bulemics, Misfits, Motorhead, Zeke e Turbonegro, i Nerds trovano la giusta strada nell’elaborazione feroce di un “evil rock’n’roll” che non lascia prigionieri. Scariche di adrenalina lungo tutto l’ascolto fanno sobbalzare dalla poltrona: viene voglia di scendere in strada a far baldoria nel bel mezzo della notte!

Un risultato vincente insomma, che si fonda su basi più che solide. Innanzitutto l’appoggio della Scarey Records, agguerrita etichetta di Torino. Ma soprattutto un suono essenziale e potente, basato su componenti tutte fisiche e muscolari. La vocals sono infatti sgraziate, i cori altamente contagiosi, le ritmiche veloci e compatte, riff e assoli affilati ed incisivi. In parole povere tutto funziona che è un piacere. In particolare risulta indovinato in pieno il rilievo dato alle chitarre, vera colonna portante del rock targato Nerds.

Ecco allora sfilare rapidi e devastanti furiosi assalti rock’n’roll (batoste come “Cry havoc”, “The black sheep” o “Burning ambition”), sulfurei tempi cadenzati (“Reflections of a broken mirror”, “Satan’s rise”) e irriverenti deflagrazioni tra il punk e l’hardcore (magistrale “The tractor”, violentissima “Harder than life”). Un campionario di prodotti che faranno la gioia dei più ferrei consumatori del rock più crudo.

The Nerds non scherzano affatto. Fate attenzione, vederli dal vivo potrebbe procurarvi un infarto..

Alessandro Zoppo