Not Moving – Live in the 80’s

Parlare dei Not Moving è come evocare un fantasma che ci appare di notte, ci indica la strada da seguire e scompare nel nulla. Gruppo fondamentale nell’Italia musicale degli anni ‘80, coraggiosi, innovativi e provocatori, con il loro suono tagliente, energico, oscuro, devoto all’high energy rock di scuola Detroit (The Stooges, MC5), alla psichedelia dei Sixties (13th Floor Elevators, The Seeds, The Sonics), al punk scuola New York (Dead Boys, Real Kids) e soprattutto al rock grezzo, minimale e dannato di Cramps e Gun Club. Insomma, una tremenda miscela dove punk, rock’n’roll, psych, beat, surf, blues, garage, punkabilly e new wave trovavano sfogo e definitivo compimento.

È grazie alla Go Down Records se a 25 anni dalla loro formazione la band è tornata in pista con una reunion (conclusasi lo scorso settembre, anche in questo sono da esempio per tanti, troppi gruppi del passato che speculano sulla propria storia), una serie esclusiva di date e questo album celebrativo che rappresenta una vera e propria delizia per appassionati e semplici curiosi.

Dany D. (basso), Tony Face Bacciocchi (batteria), Lilith (voce), Dome la Muerte (chitarra, voce) e Maria Severine (tastiere) sono colti nel loro momento di massimo splendore. Ventuno tracce e tre bonus track (dallo storico concerto di Torino del 28 maggio 1982), esibizioni dal vivo registrate tra il 1985 e il 1987 nelle quali si rivive in pieno lo spirito dell’epoca e si respira ancora la sconcertante attualità di lavori quali “Strange Dolls”, “Sinnermen” e “Jesus Loves His Children”.

Tutto suona spontaneo e ‘rock’, nel senso pieno del termine. A partire da un pugno di esemplari cover come le ‘crampsiane’ “Baron Samedi” e “Psycho Ghoul”, “Wipe Out” (dal repertorio dei Surfaris), “I Just Wanna Make Love to You” (Willie Dixon riletto dagli Stones) e “Break On Through” dei Doors. Ma sono i classici dei Not Moving a fare la parte da leone: il punk beat di “Spider”, il rock’n’roll sfrenato e abrasivo di “Time of Resurrection”, le vibrazioni surf di “Dog Day”, il blues infuocato e sexy di “Cocksucker Blues”, l’acid rock notturno di “So Far from Heaven”, il grezzo punkabilly di “Goin’ Down”, il groove mozzafiato costruito su hammond e fuzz di “Stupid Girl”. Solo per citarne alcuni.

Allegato al dischetto troviamo un ottimo documentario (per contenuti, non altrettanto si può dire della realizzazione tecnica, ma poco importa) dove è ripercorsa la storia del gruppo e sono presenti numerose testimonianze di chi ha vissuto in tempo reale questo straordinario fenomeno. Giornalisti e musicisti (da Claudio Sorge a Gianni Maroccolo, passando per Umberto Palazzo, Federico Guglielmi, Cristiano Godano, Max Pezzali e tanti altri) ricordano quello che oggi come allora si può definire una della maggiori ed influenti rock band che l’Italia ricordi. Fate vostro questo dischetto: è un obbligo.

Alessandro Zoppo