OAK’S MARY – Mathilda

“Mathilda” è l’ultima creatura dei piacentini Oak’s Mary, seguito di “Car Wash” del 2006 e “Tamarindo” del 2003. Un biglietto da visiva encomiabile, che ci presenta una band oramai avviata e con un sound quadrato e ben collaudato. “Mathilda” è un disco caldo, avvolgente e davvero irresistibile nella sua freschezza compositiva e nel calore che riesce a sprigionare; un lavoro perfetto da ascoltare in giornate assolate. Come accennato poco sopra, il sound degli Oak’s Mary risulta oggi quanto mai coeso e centrato; perfetta è infatti la convivenza e la sintesi di hard rock, stoner e rock’n roll tradizionale.Piuttosto che compiere un’analisi track-by-track, ci piace segnalare la perpetua bontà del livello medio delle composizioni: non ci sono cali considerevoli, mentre i picchi qualitativi sono numerosi e costanti. Nel corso dei cinquanta minuti di questo lavoro si fanno apprezzare in particolar modo la notevole capacità melodico-interpretativa espressa nei vari ritornelli, tutti davvero irresistibili, e la perizia tecnico-esecutiva dei soli chitarristici.
Se ci concentrassimo sui brani più meditati e tendenti alla psichedelia stoner, la title-track, “I Live No More” e “Inside My Head” tra le altre, o se invece ci soffermassimo sui brani più tirati, su tutti il marchio AC/DC di “Señorita”, il coinvolgimento emotivo rimarrebbe sempre notevole. È infatti la coesione strutturale di questo lavoro a permettere che le varie anime del sound degli Oak’s Mary convivano in maniera armonica, e che soprattutto l’ascolto risulti un piacere duraturo e mai si presenti la sensazione di pesantezza.
Ed è proprio per questo motivo che risulta difficile segnalare le tracce migliori di “Mathilda”. È possibile solamente aggiungere alle tracce citate in precedenza gli otto minuti di raffinata psichedelia di “Clap My Hand”, una parentesi interessante che fonde psichedelia dei sixties a vibrazioni desertiche in un crescendo emotivo irresistibile.
Per quanto riguarda l’aspetto più meramente tecnico del lavoro, i quattro musicisti emiliani forniscono una prova mai troppo sopra le righe, utilizzando pattern compositivi semplici quanto d’impatto immediato. Notevoli sono inoltre gli intrecci a due voci e la scelta delle melodie; pulite, raffinate e mai stucchevoli, favorite da un lavoro di produzione bilanciato e attento a mettere in risalto le singole componenti strumentali.
In conclusione “Mathilda” è un disco decisamente maturo, ben strutturato e piacevolissimo da ascoltare, e ci consegna un’altra band da annoverare tra le più interessanti della scena nostrana. Questo lavoro ribadisce ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno (ma meglio insistere, viste le solite tendenze esterofile), i livelli qualitativi notevoli ed altamente competitivi raggiunti dai musicisti del nostro bel paese.

Daniele “Born Too Late”