OGRE – Secondhand Demons

Parziale ritorno sulle scene per gli Ogre, trio che giunge dal Maine ed è uno dei più sottovalutati gruppi degli ultimi dieci anni. Band attiva dal 1999 al 2009, si è riformata brevemente nel 2012 per alcuni live show assieme a cavalli di razza come Revelation e Iron Man. Attualmente ferma ai box, sembra che la formazione abbia in programma la realizzazione di un paio di nuove canzoni e la riedizione del loro ultimo album, “Plague of the Planet”, edito nel 2008 e seguito della demo del 2000. L’esordio “Dawn of the Proto Man” del 2003 e “Seven Hells” del 2006 erano stati l’inizio ufficiale, nel mezzo “Unleashed from the Northeast” in compagnia di Blood Red e Upwards On Endtime.”Secondhand Demons” è un parziale ritorno poiché l’album è una compilation di unrealesed live version, demos e cover. La band propone una forma di 70’s hard rock doom, che porta avanti da tempi non sospetti, purtroppo senza mai riuscire ad emergere per qualche strano scherzo del destino. Se si pensa a quanto sia oggi fortunata e seguita la corrente retro rock – gli Ogre non sono certo dei messia del genere – qualche nota di merito al trio dovrebbe essergli riconusciuta. Questo disco ci mostra quanto seppero fare in passato i nostri, fautori di un robusto sound fatto di heavy riffing, fuzz, overdrive, wah wah, portentose linee di basso unitamente ad un vibrante e vivace drumming, il tutto unito ad un indubbia sagacia tecnica.
La musica degli Ogre è certamente debitrice di quelle band che diedero il la all’epopea dell’heavy music, dai Black Sabbath ai Dust, da Sir Lord Baltimore, Blue Oyster Cult e Deep Purple fino a Budgie, Rush, Buffalo, Captain Beyond e via dicendo. Sono presenti nel sound anche elemti hard acid e doom: i tre non sono una doom band nel senso stretto seppure “Seven Hells” mostrava un’attitudine doom più che nelle altre release. I brani che compongono l’album sono le già edite “Age of Ice” e “God of Iron” (apparse sul già citato split EP) e “The River” (dalla demo del 2000). Uniche tracce totalmente inedite sono “The Centurion” e “Drive (single edit)”; completano il lavoro alcune interessanti cover quali “Mystic Lady” (Saint Vitus), “The Prophet” (Buffalo), le doppiette Sabbath (“Symptom of the Universe / Behind the Wall of Sleep”) e Rush (“What You’re Doing”, “Working Man”), eseguite dal vivo, bene ma dalla scarna produzione.
“Secondhand Demons” è un album consigliato a chi non conosce gli Ogre ma soprattutto a chi segue l’attuale ondata retro rock e proto doom, per capirne (almeno in parte) le radici.

Antonio Fazio