OJM – Volcano

Gli OJM sono come il vino di pregevole fattura, invecchiano bene. “Volcano” è il loro quinto album (compreso il primo, bellissimo EP “Extended Playing”) e riesce nell’impresa di fondere tutte le anime del gruppo veneto. Ci sono dentro l’origine heavy stoner fumosa e diretta, le spruzzate garage colorate e orgogliosamente Sixties, la psichedelia che fa da collante e il super rock’n’roll granitico, stradaiolo e divertito.

Se ci si aggiunge la griffe Red House Recordings di Senigallia e mix e mastering di Edmund Monsef e Dave Catching (tastiere e synth in quattro brani), il gioco è fatto. “Volcano” è un album spumeggiante e ispirato, ideale per animare feste o una guida annoiata.

L’introduzione strumentale “Welcome” dà il benvenuto a suon di fuzz vorticosi, preludio ai ritmi garage retro rock di “Venus” e “Rainbow”. Canzoni fresche, dalle ritmiche possenti e dai riff pungenti, con la voce di David sempre alla ricerca della melodia e del guizzo giusti. Più che in passato, e ciò è bene. Puro stile OJM insomma, e questo è un grande merito. “Ocean Hearts” osa di più in termini di songwriting e si rivela infatti il miglior brano del lavoro: southern psych acustico e sognante concluso da una svisata di organo che inneggia al sacro potere del groove.

“Wolf” e “I’ll Be Long” sono altre due bombe da spiaggia (o da beat club, fate un po’ voi), “Cocksucker” e “Disorder” tracciano la sottile linea rossa che dai Rolling Stones conduce ai Queens of the Stone Age passando per gli MC5, il punk e i Fu Manchu. “Escort” lavora ai fianchi con una melodia appiccicosa e malinconica su tappeto space riff rock, mood notturno che caratterizza anche la conclusiva “2012”, che ha il solo difetto di esser stata troncata sul più bello.

Lavorando ancora di più sulla scrittura – il caso di “Ocean Hearts” deve essere preso come esempio –, gli OJM potranno davvero legittimare lo status di miglior band stoner/rock’n’roll d’Italia. D’altronde lavorare con Michael Davis, Brant Bjork e Dave Catching è un privilegio non da poco. Super rock is here to stay.

Alessandro Zoppo