ON TRIAL – Forever

Dopo averci regalato lavori meravigliosi come “Head entrance”, “New day rising” e “Blinded by the sun”, gli On Trial tornano da una momentanea pausa e lo fanno deliziandoci con “Forever”. Cambio di etichetta per la band danese, passata con la connazionale Bad Afro. Un trust che porta ottimi frutti dato che il nuovo lavoro è l’ennesima prova di grandezza dei cinque. Quaranta minuti di garage rock psichedelico colorato ed emozionante, nella migliore tradizione targata Love e 13th Floor Elevators. Ma attenzione, c’è qualcosa di diverso rispetto alle precedenti uscite che tanto ci hanno fatto innamorare di loro.Se prima erano melodie immediate e a presa rapida a caratterizzare il sound della band, ora prevale una maggiore cura in fase di songwriting. Gli On Trial sono cresciuti ulteriormente, si concentrano sulla forma canzone, abbandonano anche le lunghe cavalcate psichedeliche per iniettare le loro dosi lisergiche in brani dalla breve durata. Tutto concentrato in un pugno di canzoni dal sublime fascino, frutto di una composizione lenta e matura, meno immediata e più intensa. Lo si nota a partire dall’operner (nonché singolo) “Mountain”, song che mette i brividi per quanto è ‘vissuta’ e ben suonata.
È il lavoro delle chitarre di Bjarni e Henrik ad essere protagonista, ben sostenuto nelle ritmiche da Nik (basso) e Anders (batteria). Poi c’è la solita, bellissima voce di Bo a farci sognare mondi fantastici. Gli On Trial sono questi, dolci e soavi (“Speaking of witch”, “Black seagull” e “Blood river” rimarranno per sempre nei nostri cuori), psichedelici quanto basta (“Every new direction” e “Morning sun in Burg Herzberg” ci proiettano in universi lontani), aggressivi quando è il momento giusto (ascoltare i fuzz assassini di “Kill city lights” e “Believe” per credere). Ma forse è la dimensione notturna di “Too late too loud” ad essere la vetta del disco, un gioiello che sembra scritto da Leonard Cohen sciolto nell’acido.
Insomma, se nel mondo di oggi c’è sempre qualcosa da dimostrare, gli On Trial lo fanno con classe immensa e grande eleganza. Perché sono tra le poche band ad avere cucita addosso la stoffa dei fuoriclasse.

Alessandro Zoppo