ORBE – Albedo

Quello che la stampa di settore ha definito “post hardcore” o “post metal” (virgolette necessarie) vive inesorabilmente una fase di flessione. Come quasi tutti i generi etichettati nati e fioriti attorno ad alcuni gruppi cardine (in questo caso Tool, Neurosis, Isis, Pelican, Today Is The Day, Cult of Luna, per fare qualche nome), la riproposizione di stilemi e metodologie – di suono e composizione – si regge su equilibri abbastanza fragili. Non sfuggono alle gabbie di queste classificazioni gli Orbe, giunti con il nuovo “Albedo” (la seconda fase alchemica) al traguardo del secondo disco dopo “Opera al Nero”. Un concept album sul mito e le dinamiche che esso costruisce nella psiche e nella tradizione umana. Ciò che salva il gruppo di Arona è la capacità di scrivere canzoni dal gusto piuttosto multiforme. E di registrarle bene, in totale autonomia (la produzione è stata curata da Fabio Recupero e Alex Franzini). Le cinque tracce strumentali che compongono l’album sono ricche di riferimenti inevitabili, tuttavia hanno una loro carica espressiva che denota una certa maturazione. Più compositiva che di stile.L’impatto e la furia espressiva dell’iniziale “Lilith” (la prima donna) sfociano nell’approccio ambient di “Xbalanque” (gli eroi gemelli), dove emerge prepotente la perizia di Andrea e Juri alle chitarre (l’alternarsi di riff e aperture ariose) e soprattutto la capacità delle ritmiche (Fabio al basso, Andrea alla batteria) di costruire un tessuto intricato e jazzy davvero notevole. Una solennità di passo che abbraccia anche la successiva “Amaterasu” (il sole), progressione in slow motion dall’incedere drammatico che ha il solo difetto dell’autocompiacimento. “Sisifo” (l’astuzia e l’assurdo) si fa strada poggiando su derive psichedeliche che la conclusiva “Arjuna” (il puro) abbatte con una ragnatela ossessiva di sfumature ed una coda dilatata.
Arricchendo ulteriormente il proprio bagaglio di influenze, gli Orbe possono ambire ad entrare in quella cerchia ristretta di band (leggi Omega Massif, Kayo Dot, Across Tundras, Consciousness Removal Project, Russian Circles) che hanno ancora qualcosa da dire nel sempre più asfittico panorama “post”. Da segnalare che il disco è stato pubblicato con licenza Creative Commons ed è scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale del gruppo. Un motivo in più per apprezzare.

Alessandro Zoppo