ØRESUND SPACE COLLECTIVE – Organic Earthly Floatation

Attivi dal 2005 e con caterve di dischi alle spalle (ad oggi se ne contano ben 16 ufficiali, senza considerare i vari live album), Øresund Space Collective è il concetto di massima potenza applicato allo space rock. Collettivo guidato dal guru dello spazio Scott Heller, la formazione include musicisti danesi e svedesi alle prese con una formula musicale totalmente improvvisata, che sgorga dal cuore per confluire nelle immense distese dell’universo. “Organic Earthly Floatation” è l’uscita numero 6 (!) del 2013, primo full length vero e proprio dopo “The Black Tomato”. Per l’occasione la band si presenta in line up di lusso. Mogens e Scott “DR. Space” ai sintetizzatori; Kristoffer (batteria), Nicklas (chitarra) e Christian (basso) direttamente dai magici Papir (per chi non l’avesse ancora fatto, recuperare l’esordio omonimo, “Stundum” e il recente “III”); Pär (Sgt. Sunshine, Carpet Knights, Hoofoot) al basso e il chitarrista statunitense Daniel Lars, per la prima volta in trasferta danese.
Registrato ai Black Tornado Studios di Copehagen nell’aprile 2012, mixato da Lars e masterizzato da Johan Dahlström, “Organic Earthly Floatation” – concetto visivamente espresso in copertina dall’artista finaldese Eetu Pellonpåå – è puro ed incontaminato space rock. Roba d’altri tempi, verrebbe da dire. Ma come non restare ammaliati dinanzi ad una passione così profonda. Le quattro composizioni che formano il disco sono un trip comodo e sognante tra stelle, gas e polveri. Le linee di chitarra di Daniel e Nicklas formano scie che si sciolgono letteralmente nell’atmosfera. L’arpeggio liquido che apre “Walking on Clouds” – subito spinto nell’ignoto spazio profondo da synth siderali – ne è la riprova. La composizione (divisa in due parti) è un monolite di 25 minuti, versione a dir poco psichedelica di un classico tradizionale danese. C’è tanta grazia nell’animo di questi musicisti che navigano nella lingua di mare di Øresund, nella contemplazione di una Natura altra. Paesaggi che diventano lunari in “Carlos on the Moon” – altri 17 fantastici minuti – e totalmente astratti in “Neptune Rising”, meta d’arrivo di un viaggio di consapevolezza. La materia si è dissolta per lasciar posto allo spirito, ai sogni, alle sensazioni.
Chi cerca innovazione resti lontano da “Organic Earthly Floatation”. Chi abbraccia metamorfosi e superamento, lo accolga a orecchie spalancate. This is totally improvised space rock, baby!

Alessandro Zoppo