OXYGEN DESTROYER – Umaninferni

L’immaginario dei genovesi Oxygen Destroyer si nutre di diverse suggestioni. Partendo da Godzilla (il nome della band è quello dell’arma che uccideva il fantastico mostro nel film del ’54) per giungere a Lucrezio e Rimbaud. Un impasto mistico esoterico che ben si lega alla musica che ci viene proposta dai quattro (ai quali consigliamo vivamente di usare i propri nomi: Horror Vacui – voce -, Caino – chitarra -, Sandman – batteria -, David – basso -). “Umaninferni” è un concept su bene e male, declinati oltre i soliti canoni manichei. La materializzazione di un inferno privato, tutto interiore, è ciò cui tende il progetto Oxygen Destroyer. Un demone da affrontare in piena libertà artistica per ottenerne totale superamento e liberazione.Gli elementi da elaborare diventano in questo senso quanto mai magmatici. Si incrociano passato e presente nel sound degli Oxygen: il prog italiano più oscuro e teatrale (Balletto Di Bronzo su tutti); la rilettura esoterica operata da band tanto care all’etichetta genovese Black Widow come Malombra, The Black e L’Impero Delle Ombre; il doom ossianico e roccioso di capisaldi come Trouble e ‘pargoli’ di scuola Hellhound come Unorthodox, Penance e Count Raven. Ne viene fuori un lavoro articolato, intrigante, ben scritto e suonato, con qualche problema solo nella pulizia e nella composizione dei suoni, sui quali si dovrà lavorare in futuro. Vocals inquiete e sentite (come non pensare a Demetrio Stratos, il primissimo Piero Pelù e Mercy) poggiano su ritmiche possenti, sfruttate in pieno dall’ottimo lavoro delle chitarre, sia in fase di riffing che solista.
“Intro” e “Lucrezio” aprono e chiudono in maniera circolare il disco. Nel mezzo troviamo lo psycho doom lugubre ed evocativo di “Ferro feroce”, la lenta, sulfurea e sofferente “Configurazione del dolore” o il lungo, atmosferico e lancinante mantra ‘doomedelico’ di “Speculum”. “Opera cremisi” accentua la componente groovy giocando su una struttura tirata trainata da riff selvaggi in pieno stile Cathedral, mentre la title track è una cavalcata ipnotica che travolge in un inquietante gorgo buio. Lasciarsi trascinare è un piacere per cuore e orecchie.

ci vengono a mente le vie della luna e del sole
allora un’angoscia sepolta dagli altri dolori
nel cuore comincia a destarsi
e anch’essa a levare la testa

Alessandro Zoppo