Pharaoh Overlord – II

Le condizioni ideali per ascoltare questo secondo capitolo della saga Pharaoh Overlord sono tre: sgombrare la mente da ogni singolo pensiero, chiudersi da soli in una camera buia e farsi trasportare dalle vibrazioni che usciranno fuori dallo stereo. Solo così potrà essere carpita la vera essenza di questo strabiliante gruppo finlandese.

Già, perché i Pharaoh Overlord nascono dalla volontà del chitarrista Jussi Lehtisalo, mentre della cult band finnica Circle, il quale, in compagnia di Tommi Leppanen (batteria) e Janne Westerlund (basso), è sicuramente guidato dalla ferma intenzione di voler destabilizzare i neuroni dei suoi ascoltatori.

La missione riesce in pieno con un disco composto da 50 minuti di puro rock psichedelico, altro che stoner. Qui dentro non si scherza affatto: jam astrali totalmente improvvisate, sussiste solo uno scheletro ritmico, il resto è tutto estro ed astrazione, fughe lisergiche e trip intergalattici.

Immaginate un incrocio tra Pink Floyd, psichedelia californiana, fuzz, space e kraut rock: il risultato è solo una minima parte di ciò che è contenuto nei microsolchi di questo dischetto. Il suono di batteria secco e jazzato che apre “Komaron Runner” viene subito preso d’assalto da un basso soffuso e da chitarre astrali che ci trascinano in una nuova dimensione spazio temporale.

“August” è puro rock per la mente, delicato e sognante, punteggiato da una chitarra acustica che apre la psiche, mentre “Dark Temper” coniuga rilassanti atmosfere dilatate con sinistri rumorismi che sembrano provenire da una sonda piazzata su Marte.

“Skyline” è un monolito accecante guidato da un riff di chitarra ripetuto fino allo spasimo, è un loop che entra nel cervello e fatica a lasciarlo immerso com’è in una marea di feedback ed effetti stordenti. Si passa nuovamente al relax acustico con “Love Unfittered”, altro colosso che continua con l’espediente che sta alla base di tutto il disco, un senso di sospensione, una continua alternanza di stati d’animo, un meccanismo di suspense che sta per esplodere e sul momento del botto si placa all’improvviso. È lo stesso sistema che sorregge la conclusiva “Who Were You”, minimalismo psichedelico di stampo fantascientifico, la perfetta colonna sonora per un rapimento alieno.

Chi ama le sonorità ruvide e decisamente rawk lascerà questo dischetto a prendere polvere sullo scaffale del più vicino negozio di dischi. Chi invece ha voglia di osare si affretti ad aprire il portafoglio, i Pharaoh Overlord non vi faranno rimpiangere i soldi spesi, anzi, alimenteranno i vostri sogni più inaciditi.

Alessandro Zoppo