PORN SAVAN – Gina

a Germania è uno dei paesi in cui sembra fiorire con maggior impeto la riscoperta del sound dei seventies, incanalata per vie traverse nelle fumose e dilatate atmosfere dello stoner rock. E così, direttamente da Ludwigsburg, nei pressi di Stoccarda, un’altra band esce alla scoperto: si tratta dei Porn Savan, quartetto attivo dal 1998 ma giunto solo lo scorso anno alla prima uscita ufficiale.
Il loro genere è un heavy stoner rock molto tirato e compatto, che lascia poco spazio agli elementi psichedelici per concentrarsi soprattutto sul groove e sull’impatto. C’è da dire che la produzione ed il mixaggio non rendono granché giustizia a questo lavoro, mentre la veste grafica davvero eccellente e la voglia di proporre qualcosa di personale in un genere così inflazionato sono aspetti senza dubbio lodevoli. Inoltre una novità è l’importanza data alle lyrics: “Gina” infatti è un concept-album che tratta la vita tormentata di una ragazza ed il difficile rapporto con il proprio padre. Un altro punto a favore dunque…

Stilisticamente, la maggior parte dei brani presenti si orienta su coordinate riff rock debitrici soprattutto nei confronti di Nebula e Monster Magnet (basta prendere come esempi l’iniziale “Conciously dead”, le travolgenti “Closed door” e “Push your skirt up!” o la frizzante “’67 Cadillac”): nulla di nuovo sotto il sole, ma una carica ed un’onestà da apprezzare. Interessanti risultano invece due episodi di heavy rock blues come l’intensa “Give & take” e la cavalcata inacidita in pieno stile Doors “Spiritualized”. E’ in momenti del genere che si ravvisa una più spiccata personalità compositiva, se sviluppata a dovere è sicuramente su questi canoni che in futuro si potranno ottenere ottimi risultati. D’altronde una song come “Roady” mostra un eclettismo sonoro da non sottovalutare, che si esplica in un miscuglio di hard rock, melodie bizzarre e ritmiche funky (merito della spigliata sezione ritmica, Daniel al basso e Sven alla batteria). Un ruolo fondamentale lo svolgono ovviamente le chitarre di Louis, aggressive in “Enemy” (track dove sembrano incrociarsi passato e presente sotto forma di Aerosmith e Kyuss) e oscure in “Truth is a lie”, egregio dark rock con le vocals possenti di Martin in primo piano. Tutta quest’amalgama si completa nel finale con le ultime due tracce: “Coming home” è un prezioso tassello di psichedelia tribale, la conclusiva “The burial” un affresco acustico che chiude con somma delicatezza la triste vicenda di Gina.

In conclusione, un debutto felice per i Porn Savan, capaci di proporre qualcosa di diretto e penetrante senza avere il difetto di stancare eccessivamente durante l’ascolto. Se sapranno levigare alcuni aspetti del loro sound e renderlo ancora più elastico, certamente sentiremo presto parlare di loro…

Alessandro Zoppo