RED AIM – Niagara

Dai Red Aim sappiamo già cosa aspettarci: dell’hard rock settantiano (tra le band influenti di sicuro i Deep Purple) diretto e un po’ piacione, imbellettato quanto basta per non far vedere i numerosi interventi di clonazione. Quindi derivativi sì ma con brio.
Anzi, senza scomodare troppo John Lord e compagni spesso e volentieri i tedeschi si avvicinano all’hard rock ‘patinato’ degli ultimi Spiritual Beggars, riuscendo a confezionare delle canzoni più (Salamander ad esempio) o meno (Sisal sister) grintose e fresche, o alle Regine dello zio Homme versione-primo-disco (Ghost of beluga, Niagara). Va molto meglio invece su brani come The stupidity of going east dove questa pesantissima influenza viene tenuta a bada dal fuoco sacro di un hard rock autentico e massiccio.

Non c’è molto da disquisire, la croce e delizia dei Red Aim sta nel saper scrivere dei brani di pesante leggerezza. Se Almost night train impressiona positivamente coinvolgendoti tanto da far cadere il muro di obiezioni che stavi partorendo con fatica, in altre occasioni il loro songwriting è molto meno ispirato se non addirittura nullo. Come considerare pezzi futili e inutili come Matula e Matador o veri e propri plagi kyussiani come The invisibile ray e Rivolta? Un allungamento del brodo.

‘Niagara’ sarebbe stato più piacevole e riuscito con quattro o cinque pezzi in meno. In ogni caso fotografa una band senza una personalità forte. Non penso proprio che abbiano fretta di maturare…

Francesco Imperato