RIPPER – …And the dead shall rise

La Black Widow prosegue la sua opera di filologia musicale e questa volta riporta alla luce l’unica opera dei misconosciuti Ripper. Uscito originariamente nel 1986 ad opera della Iron Works di Los Angeles in un numero limitato di copie e divenuto così un disco di culto, “…And the dead shall rise” è stata la sola emissione partorita da questa band statunitense, dedita a quello che comunemente viene definito “horror metal”.
Ormai dimenticato ma con una ristretta cerchia di appassionati in tutto il mondo, parliamo di un genere che parte dal dark sound degli anni ’60 e ’70 (Black Widow, Black Sabbath, High Tide, primi Judas Priest, Pentagram) e che nel corso degli ’80 ha trovato perfetta realizzazione nell’ala oscura della NWOBHM e nel doom più cinereo (Angel Witch, Witchfinder General, Witchfynde), partorendo grandissimi gruppi come i nostrani Death SS o i meravigliosi Mercyful Fate. I Ripper si ponevano proprio su questa strada sfornando un sound cupo e ossessivo, incentrato sul riffing affilato della coppia Rob Graves/Johnny Crystal e su ritmiche tirate e maledette (opera del drummer J.D. Shadowz e della bassista Sadie Paine). I tappeti lugubri e spettrali in stile Goblin creati dalle tastiere dell’ospite Steve Bogle completano il quadro, che se a qualcuno può sembrare anacronistico, di cattivo gusto o ingenuo (alla musica si accoppiano anche lyrics e look a tema) in realtà è la testimonianza di un momento molto importante nell’evoluzione dell’hard & heavy sound.

Brani come la devastante “Death awaits you” e la marziale “The executioner” trasudano un feeling gelido e malvagio, in “Sinistre minister”, “Night cruizer” e “Don’t tie me down” i vocalizzi ora profondi ora in falsetto di Graves e quelli acutissimi della Paine si intrecciano a meraviglia con soli di chitarra sempre ispirati e fendenti come rasoiate. Gli effetti sonori da film horror inseriti tra un pezzo e l’altro rendono l’atmosfera ancora più terrificante: la sensazione è proprio quella di essere catapultati in un cimitero durante una notte buia e tempestosa… Ovviamente non mancano passaggi più diretti e spediti (“Halloween”, “Metal mission”), mentre “Wake the dead” è l’episodio che più si accosta al doom e spicca per intensità e cifra espressiva.

Ancora una volta il lavoro della Black Widow è stato eccellente: in tempi in cui si spacciano per grandguignolesche la musica e l’apparato scenico di emeriti imbecilli mascherati, la riscoperta di un tesoro nascosto dell’horror metal non può che essere apprezzata. Dagli amanti di queste sonorità ma non solo…

“When the fog rolls in
and you hear the wolves cries,
the graves will open and the dead shall rise”

Alessandro Zoppo