Salmagündi – Life of Braen

Enzo P. Zeder è davvero un personaggio simpatico. Lo vedi aggirarsi ad ogni concerto tra Abruzzo, Marche, Emilia e Lazio con la sua salopette alla Nico Giraldi. Quando poi capita di scambiarci quattro chiacchiere, scopri che è una vera e propria enciclopedia vivente di tutto ciò che è considerato “di genere”. Dal rock e metal ai b-movie italiani degli anni ’60, ’70 e ’80. È verace e diretto come il suo splendido negozio (Zeder, nato nell’ottobre 2004 a Martinsicuro) e i suoi innumerevoli progetti musicali.

Prima ci sono stati, tra gli altri, Egon Swharz, Barren Trail, Hogzilla e Pomacco. Poi i Kotiomkin (gente che intitola album Maciste nell’inferno dei morti viventi e Squartami tutta), ora i Salmagündi. Life of Braen, edito da Zeder Dischi (per la serie: si fa tutto in casa), è stato stampato in edizione limitata a 222 copie in digipack serigrafato e numerato a mano. Una chicca, insomma. Specie quando si passa all’ascolto, che riflette gli intenti del progetto: “Metti una sera a cena Alessandro Alessandroni, Dylan Carlson (Earth), Tim Smith (Cardiacs) e i Residents”.

Quindi Rock In Opposition, library music, progressive, chamber rock e post-punk, che Enzo scrive ed esegue a due bassi (l’altro è Gianluigi Di Giacomo) e con la batteria di Mattia Maiorani. Vocals pattoniane di Franco Serrini contribuiscono a rendere il sound ancora più arcigno e contorto, basato su ritmi sbilenchi e marcette bombastiche, memore di quanto fatto da Primus, Mr. Bungle, Chrome Hoof e Guapo. C’è tanta carne al fuoco in queste otto tracce, a tratti anche troppa, fino a causare un’indigestione. Da lunedì a oggi (ma in fondo che giorno è oggi?), pare di essere sballottati nella versione lisergica di un programma del sabato sera Rai di fine anni Settanta.

Il varietà dei Salmagündi è votato alla totale libertà compositiva, “outsider music” che passa con estrema disinvoltura dagli accenni melodici di The Bad Rum Booze Baboon! alla liquidità acida di On All Sixes e Side Effects. Fino alla conclusiva, esaltante Cavandoli, dedicata – come la cover – al disegnatore milanese che, dallo Studio Pagot a Carosello, ha inventato un immaginario nel disegno, nel fumetto e nel cinema d’animazione. Intensi e lunari, surreali e incasinati, kitsch e cinematici, i Salmagündi viaggiano proprio su quella Linea metafisica e inquietante, sfuggente e indecifrabile, tra gioco e presa per il culo. Li vedremmo bene su Cuneiform Records.

Salmagündi – Life of Braen

Salmagündi

 

Alessandro Zoppo