SOILENT GREEN – Inevitable Collapse In The Presence Of Conviction

La storia dei Soilent Green parte nell’ormai lontano 1988 grazie a Glen Rambo, vocals e membro fondatore della band, ed è influenzata tanto dai Black Sabbath quanto dall’hardcore più truce ma anche da sonorità southern tipiche degli Stati americani del sud.Infatti, teatro dell’evento è New Orleans dove i nostri cominciano a muovere i primi passi nel 1995 con “Pussysoul” – uscito su Dwell Records – e a fianco di realtà importanti della zona come Eye Hate God e Crowbar. I SG ne divengono amici e nel frattempo riescono a firmare un contratto discografico con la Relapse, etichetta da sempre attenta alle nuove tendenze dell’alternative metal.
Il meglio di sé viene dato dall’album “Deleted Symphony For The Beaten Down” del 2001 dove lo spirito blues della Lousiana viene veramente miscelato ad una furia sludge/core con qualche puntatina nel grind.
Oggi la band ritorna con una line up completamente differente a causa dei gravissimi problemi avuti recentemente: il bassista Scott Williams è stato ucciso nel 2004 per cause misteriose mentre il mitico singer Glen Rambo è stato trovato morto durante l’uragano Katrina del 2005.
Il nuovo album con Ben Falgoust alla voce (già nei Goatwhore) però non convince a pieno. Se la componente sludge non è andata completamente perduta, il doom southern che ne aveva caratterizzato gli esordi lascia spazio ad un grindcore/death iperveloce quasi fossero i Brutal Truth. Non che sia da buttare ma ne esce fuori un disco gelido che dà l’impressione di trovarsi di fronte ad un gruppo giunto “inevitabilmente al collasso” soprattutto per quanto riguarda le idee. Ed è un vero peccato perché se è vero che l’onestà dei SG non è mai stata messa in discussione, ci si aspettava un disco differente che invece propone solo pochi momenti di interesse. O forse siamo troppo esigenti?

Cristiano “Stonerman 67”