Suum – Buried Into the Grave

Doom for the Doomed” è il motto che appare nell’about della loro pagina Facebook. I Suum da Roma suonano un doom tradizionale ispirato tanto dai Candlemass quanto da Saint Vitus e The Obsessed e questo primo disco mette in luce tutto l’amore per questo genere nella sua forma più pura.

Nella line up ritroviamo Marco Veraldi dei Bretus alla voce e Painkiller dei Fangtooth alle sei corde, alfieri della frangia doom metal del profondo meridione, rispettivamente di origini calabresi e siciliane.

Nella strumentale The Woods Are Waiting il temporale e il crepitio del fuoco sullo sfondo conferiscono un senso di pace a questo interludio basato su un arpeggio di chitarra davvero ben riuscito. Piace soprattutto l’idea di partire dall’unico brano davvero diverso del disco, perché tutto il resto si assesta sulla stessa falsariga, fatta di riff ossessivi e dal sapore classico abbinati ad una voce epica ma al tempo stesso monocorde e non sempre incisiva.

Tra i momenti più riusciti troviamo Seeds of Decay e Shadows Haunt the Night. Buried Into the Grave è raccomandato esclusivamente a chi mastica parecchio classic doom, un lavoro di maniera che farà la gioia della vecchia guardia con brani dal sicuro impatto in sede live.

 

Davide Straccione