THE SETTING SON – Before I Eat My Eyes & Ears

La Bad Afro è garanzia di qualità. Dopo averci deliziato con “Third Eye Surgery”, nuova emissione psicotropa griffata Baby Woodrose, tocca ora a The Setting Son, progetto guidato dal compositore e polistrumentista Sebastian T. Winther. Giunto al traguardo del terzo disco dopo l’esordio omonimo del 2007 e “Spring of Hate” del 2009, il buon Sebastian muta ancora pelle. La materia è sempre la stessa – acid garage pop che guarda con un occhio ai Sessanta e con l’altro pure –, cambiano la formazione e l’abilità compositiva. Stavolta ad accompagnare il menestrello danese ci sono Adam Olsson (chitarra), Heinzz (organo e Rhodes), Emma Acs (voce), Tobias Winberg (basso) e Adam Winberg (batteria). E se nelle precedenti uscite il risultato era più che buono ma spesso frammentario, ora ci ritroviamo un disco ricco di canzoni secche e dirette, scritte con gran classe e concentrate con la leggerezza e l’impegno dei grandi musicisti.La psichedelia zuccherosa, visionaria eppur docile di “Eat My Fear”, “Above the Rest” e “All That Candy” (soave come sempre la voce di Emma Acs) fa il paio con episodi smaccatamente pop quali “Are You the One”, “Death Breath” e “Throwaway”. Brani che denotano il gusto raffinato e la grande abilità compositiva di Sebastian T. Winther, un autore con la “A” maiuscola. Il beat garage psych esplode in “Terrible Town” (che Hammond assassino!) e “Butterface”, mentre sul finale il buon Sebastian piazza un potenziale singolo spacca classifiche come “Best of Me”: fossimo nel 1966 o semplicemente in un’epoca degna di essere vissuta, una canzone del genere riceverebbe onori e glorie. “La luna” congeda dal trip come una carezza, una mano di velluto che ti fa spingere il tasto “play” ancora, ancora, ancora…
The Setting Son è l’antidoto alle crisi economiche e morali dei nostri giorni. Lasciatevi cullare nella parte migliore di voi stessi.

Alessandro Zoppo