La copertina di Experimental Health dei The Telescopes

The Telescopes – Experimental Health

La mutazione dei The Telescopes continua inarrestabile con Experimental Health. Dopo la fase feedback, distorsioni e oscillazioni statiche di Exploding Head Syndrome e i passaggi introspettivi di Songs of Love and Revolution e Absence Presence, la creatura di Stephen Lawrie (ormai una one-man band a tutti gli effetti) spalanca un’altra porta della percezione. L’album del menestrello neo-psichedelico inglese è il numero 14 (e terzo per l’etichetta tedesca Weisskalt) di una incredibile carriera cominciata nel lontano 1987 e arrivata intatta ai nostri giorni.

Lawrie descrive Experimental Health come “musica folk fatta con giocattoli rotti e sintetizzatori a buon mercato, per lo più Pocket Operator e mini synth”. Tutto vero: in queste otto canzoni non c’è traccia di chitarra, basso o batteria, si ascoltano soltanto suoni elettronici di vario tipo, drum machine e il canto trascinato, quasi una nenia, di Stephen. La maggior parte della strumentazione usata costa sulle 50 sterline, anche meno. “La complessità del suono è data dalla semplicità della composizione e dagli arrangiamenti”, ammette Lawrie.

Come non essere d’accordo: Experimental Health è pienamente The Telescopes, ma in una forma ancor più minimalista ed emozionante. Concepito e scritto durante i lockdown, registrato in un isolato cottage del West Yorkshire tra gennaio e maggio 2022, il disco usa la psichedelia in chiave elettronica per raccontare il riflesso sulla nostra psiche di quello che succede nel mondo frenetico e schizofrenico di oggi. Un lavoro sulla salute mentale, il disagio, i disturbi depressivi e l’anoressia sociale.

Il singolo The Turns (ovvero i riposizionamenti a cui è sottoposto un paziente allettato per evitare le piaghe da decubito) riprende l’incredibile storia del senzatetto EdwardDiogenesMcKenzie, l’ex pugile diventato homeless che il geniale pittore Robert Lenkiewicz aveva ritratto e conservato in un armadio: dopo la morte di Diogenes, Lenkiewicz aveva mantenuto il corpo imbalsamato dell’amico, immerso in un memento mori, per onorare la promessa di tenerlo con sé come “fermacarte umano”.

The Telescopes, Experimental Health è l’esplorazione di nuove dimensioni

45e, il brano più toccante e contagioso dell’intero album, fa riferimento al Public Health (Control of Disease) Act 1984, la legge inglese sul controllo delle malattie e le misure restrittive per isolare le persone infette. La 45e è la clausola che protegge dal TSO (il trattamento sanitario obbligatorio) e che il governo britannico sta cercando di modificare. “Drugs so awesome they have to force them”, canta Lawrie alludendo allo scaring caring, allo spettro degli abusi e delle violenze psichiatriche, alle zone d’ombra di una misura che è spesso diventata un sequestro di persona. Non siamo così distanti dall’accuratamente programmata distruzione del sistema sanitario pubblico in Italia. When I Hear the Sound è forte di un crescendo di incredibile intensità. Come la sirena di un’ambulanza che si avvicina minacciosa, il sound elettro-psichedelico si allontana sempre più dalle sonorità che gli stessi Telescopes hanno contribuito a reinventare alla fine degli anni Ottanta.

Leave Nobody Behind accende una luce di speranza tra manipolazioni minacciose e ansiogene. C’è persino qualcosa di ballabile e canticchiabile tra orribili traumi, paranoie e frustrazioni per la mancanza di empatia dei nostri anni degradati. Molto più cupa e claustrofobica è Wrong Dimension, un grido d’allarme sullo stato disastroso dell’educazione e della cultura e sulla pseudo-scienza che sforna oscurantisti e conformisti. Repetitive Brain Injury è il suo spietato complemento, una soave cantilena ispirata a Lawrie da una conversazione sulla demenza con la moglie Andrea, che lavora nel campo dell’assistenza sanitaria. “Lascialo vagabondare, tanto qualcuno lo porterà a casa”, canta Stephen raccontando la storia di una persona delusa da un sistema che avrebbe dovuto aiutarla.

The Turns Again è la chiusura del cerchio: una inquietante outro che fa ricominciare l’esperienza d’ascolto. Perché di Experimental Health ne vorremmo ancora e ancora. Tra ballate allucinatorie e melodie trascendenti, rumori metallici, ronzii lo-fidelity e gioiosi tocchi psicotici, questo lavoro è uno scrigno di beni davvero preziosi. Malconcio soltanto in apparenza, inclassificabile eppure accessibile ad un pubblico ampio, Experimental Health è la fotografia di una realtà distorta e proprio per questo un album dolcemente e diabolicamente catartico. L’anno non è ancora finito, ma è già di diritto tra i migliori dischi del 2023.

Alessandro Zoppo