THROTTLEROD – Hell and high water

Vengono dalla Virginia, hanno debuttato nel 2000 con “Eastbound and down” (disco uscito per Underdogma) e propongono un classico sound southern stoner grasso, sudato e passionale. Si tratta dei Throttlerod, band che si accoda a quanto propostoci da gruppi ormai rinomati come Alabama Thunder Pussy, Dixie Witch e Halfway To Gone offrendoci un’ora scarsa di musica il cui ascolto ideale sarebbe immersi nelle lande paludose riprodotte nelle immagini di copertina.
C’è subito da dire però che Matt Whitehead (voce), Bo Leslie (chitarra), Kevin White (batteria) e Chris Sundstrom (basso) non brillano certo per originalità, le atmosfere calde e avvolgenti create dai quattro ricalcano tutti gli stilemi del genere: voce roca e possente, ritmiche quadrate e chitarre lerce e compatte. Con questo non si vuol certo dire che “Hell and high water” sia un disco da buttare, anzi, pezzi travolgenti come l’iniziale “Marigold” (dal refrain che vi si stamperà immediatamente nel cervello!) o la cazzuta “Snake into angel” mostrano impatto e melodia in un mix intelligente e mai fine a se stesso.

L’assalto assestato da bordate del calibro di “Sucker punch”, “Tomorrow and a loaded gun” e “No damn fool” viene placato solo da “Been wrong”, ballad acustica dal sapore malinconico che scioglierà il cuore anche del più brutale uomo del Sud…da qui in poi il disco perde un po’ di mordente, affievolendosi su composizioni cariche di rabbia, afose, compatte fino all’eccesso, che trovano pochi break (la melodia di “In the flood”, la dimensione che potremmo definire “dixie metal” di “On the mountain”) e rari guizzi. Manca un maggiore carattere, pecca che in ogni caso non inficia la qualità complessiva del disco.

“Hell and high water” si dimostra dunque un lavoro onesto e verace, grezzo e ancora da rifinire ma che si attesta ben oltre la sufficienza. Insomma, un altro colpo di pistola sparato dal cuore del Sud…

Alessandro Zoppo