TOO MERA B. – Into the drink…

Stoner, rock’n’roll, z-music, ecco gli ingredienti che compongono l’esplosiva miscela dei Too Mera B., nuovo mostro heavy psych prodotto dalla nostra penisola. Ad essere precisi, il loro luogo di provenienza è Reggio Calabria, Sud, terra calda e dimenticata, luogo magico e dunque terreno fertile per esprimere in musica rabbia, coraggio, potenza e voglia di divertirsi, pur sempre con un certo impegno.

Tutto nasce nel giugno del 2003, quando dall’unione di due chitarre (Peppe e Antonio), un basso (Domenico), una voce (Francesco, un passato negli ottimi Hozpital) e una batteria (Max) prende forma la creatura Toomerosa, frutto dell’astrazione che illumina bevute e cene dall’alto tasso alcolico. Qualche punto negativo c’è e purtroppo si sente: sono la registrazione ed il mixaggio a penalizzare il tutto, il basso livello di cui godono affloscia non poco le composizioni e le priva di quello slancio di cui invece dovrebbero godere. I sei brani di “Into the drink…” infatti sono ben strutturati, diretti e ficcanti, ma la scarsa lucidità produttiva fa perdere non pochi punti.

Tuttavia si tratta di un punto su cui si può soprassedere (perché rimediabile) tanta è l’energia che trasuda da questo dischetto. “…Do the fish” ne è la prova lampante con la sua melodia a presa rapida (anche se la voce di Francesco può ancora migliorare molto…) e le sue ritmiche al fulmicotone che ricordano tanto Unida e Mushroom River Band. “Medicine, man” è un’altra bella sassata tirata senza preoccuparsi di nascondere la mano, dirty rock che prende alla gola e si fa piacere anche grazie all’idea di inserire stralci di testo in dialetto calabrese.

“Two-head motor mouth” è un episodio piuttosto minore, sparato ma poco incisivo, lo prendiamo come un passaggio verso la tosta “White sirtaki for cannibals vampires nazi zombies”, estasi psichedelica da b-movie con deliziosi contrappunti tribali e vorticosi wah-wah kyussiani. Altro bel calcio nelle parti basse è “Dragon on drug”, vocalizzi profondi e fuzz asfissianti si uniscono in un perfetto compendio stoner, bagliore accecante prima della conclusiva “Pourquoi pas?”, acerba ma ruspante punk song che dal vivo coinvolgerà di sicuro in uno sfrenato pogo.

Alla fine dei conti qualche ombra e molte luci per la prima emissione di questi cinque folli ragazzi calabresi. Tempo ed esperienza faranno il loro corso, intanto si invitano grandi e piccini ad immergersi in questo caliente drink toomeroso…

 

Alessandro Zoppo