UNDER THE DRONE – Keep it shred
Denver non è solo la Mile-High City degli States, patria dei Rockies e Queen City of the Plains. Denver è anche città del rock, luogo di provenienza degli Under The Drone. Band formata da Ben Gun (voce, chitarra), Justin Delz (chitarra), i fratelli Mike (batteria) e Dave Harper (basso), i quattro giungono all’esordio con questo “Keep it shred”, dopo il primo passo fatto con l’ep omonimo. Quanto ci propone il gruppo è un mix di stoner, heavy, grunge e sludge rock, ben suonato ed eseguito. Convince soprattutto la capacità di variare registro durante tutto l’ascolto, persuade meno l’eccessiva lunghezza del lavoro perché 13 brani alla lunga sono troppi.“Keep it shred” con qualche song in meno scorrerebbe davvero liscio. Ciò non toglie la bravura degli Under The Drone, efficaci in tutte le sfumature che contraddistinguono il loro sound. Piacciono soprattutto la voce di Ben (ottima alternanza di melodia e parti aggressive) ed il suono delle chitarre, un turbine di fuzz e riff che lasciano il segno. Prevalgono infatti composizioni ruvide e cariche di groove (su tutte l’opener “Gum”, “Take it easy” e “Cement”), nelle quali è l’influenza di Kyuss, Dozer e Down a farsi sentire. Se “Waves” ha addirittura dei rallentamenti dal piglio doom, “Circus” è una sorta di nenia che fa il paio con la strumentale elettro acustica “Pickin n twangin”.
Sul finale del disco i toni si fanno ulteriormente variopinti: “We’re from the empty” ha furia e impatto punk, “Teeth” pigia prepotente sull’acceleratore ‘kyussiano’, “Maladon” è una ballad malinconica piazzata al punto giusto, la conclusiva “Forget what you forgot” cita i primi Queens Of The Stone Age con un robot rock narcolettico e straniante. Bravi gli Under The Drone, li attendiamo alla prova del secondo album con la stessa eterogeneità e una maggiore capacità di sintesi.
Alessandro Zoppo