UP THERE: THE CLOUDS! – Up There: The Clouds!
«Io sono qui, con l’ultima occhiata colma di speranza nei miei occhi, ma il tuo sguardo fisso su di me mi dice che non sono solo. Siamo sforzandoci assieme per qualcosa che possiamo sentire come reale, malgrado non possiamo comunicare e sembra che le tue parole siano prive di significato. Siamo insoddisfatti eppure ne abbiamo bisogno, invogliati dal compromesso tra l’accettazione della realtà ed il desiderio di cambiare». Necessario incominciare con la traduzione dall’inglese di qualche breve passaggio riportato nel digipack degli UT:TC!. E questo perché il disco è per la maggior parte strumentale, per cui le parole sono poche ma cariche di significato. A volte si perde di vista il peso delle nostre frase, la potenza delle nostre affermazioni e si comprendono gli effetti solo dopo che l’ordigno è esploso e non c’è un artificiere a disposizione. Onanismi cerebrali a parte, ci troviamo a che fare con una PRO-MES-SA, una band dal potenziale interessante perché capace di offrire una prova che, pur tributando i grandi della scena, si mette in luce con personalità.Il materiale è poco, perché sono quattro brani per un minutaggio complessivo inferiore ai venticinque minuti, ma più che sufficiente per farsi un’idea complessiva del valore del gruppo. L’esordio del giovanissimo quintetto riminese è concentrato e quadrato, senza avere momenti morti e lasciando aperti spiragli su future scelte sonore e su un bel modo, arioso e concentrato, di suonare nel 2009. Per tutto il disco si risente della costante influenza delle due band più importanti di un “certo“ post-rock, ossia i Godspeed You! Black Emperor e gli Explosions In The Sky, da cui potete arguire che le altre influenze sono quelle delle band che a loro volta si rifanno ai citati Deis Manibus della cena.
Dall’attacco dell’open track in linea con i God Is An Astronaut e Caspian, selvaggio e furioso, si passa ad intermezzi sofisticati e romantici, con la scelta azzeccata della viola (come in “Lift Yr. Skinny Fists Like Antennas in Heaven” dei Godspeed You!) che conferisce momenti di grande emotività. Post-rock di grande atmosfera, che esplode in un crescendo affidato agli incroci di grande intensità delle chitarre e della sezione ritmica. Sfoggio di tecnica che non è fine a sé stesso, ma costruisce e smantella, elabora e poco dopo scompone. La seconda traccia prosegue con il gioco di chiaro-scuro, traghettandoci fino al brano successivo, senza allentare il ritmo e spezzare l’armonia. Un flusso (di coscienza) continuo, un’architettura sonora che si basa su un gioco di scatole cinesi. Vicina alle sonorità dei Vanessa Van Basten, “Your World Are Meningless” mette in luce la validissima verve creativa dei nostri ragazzi, che se la cavano passando da attimi di potenza e di sapiente uso della cattiveria, ad intelligente soluzioni pacate, liquide, quasi intimiste. Chiude il four-pieces la canzone più “pe(n)sante e l’unica con parti urlate, “The Compromise Between Acceptance of Reality and Will of Change”, aggiunge un ulteriore tassello allo stile che si è susseguito nei brani precedenti, ipotizzando un sodalizio virtuale tra gli Explosions In The Sky ed i Cult of Luna.
Ulteriormente necessario spendere due parole per l’etichetta e per il digipack del disco. La Frohike Records è una label italiana che (ingiustamente) è underground, ma speriamo ancora per poco: oltre ad avere un rooster davvero invidiabile (Dyskinesia, Forest Yell, Viscera ///, Three Steps to the Ocean tra i più famosi), ha uno spirito ed una mentalità che dovrebbe diventare obbligatoria per chi ama produrre e suonare musica. L’ideologia del DIY, Do It Yourself, perché ogni singola copia viene realizzata a mano, con materiali di riciclo ed è assente ogni procedimento industriale. Trovarsi tra le mani un artwork (curato dal talentuoso Daniele, il bassista degli Up There) che esteticamente è davvero piacevole ed è un esemplare unico, è un punto a favore dell’etichetta, della logica DIY e degli UP There. Un grandissimo augurio ai ragazzi della Frohike ed alle nuove leve della scena post, support!
Gabriele “Sgabrioz” Mureddu