VIC DU MONTE’S IDIOT PRAYER – Prey for the city

Il nome di Chris Cockrell (a.k.a. Vic du Monte) risulterà sconosciuto ai più. Non certo ai maniaci o ai semplici appassionati che conoscono a memoria la storia dei Kyuss. Cockrell è stato infatti il primissimo bassista (nonché uno dei membri fondatori) della storica band di Palm Springs, ruolo dovuto all’amicizia che lo lega ai compagni Brant Bjork e John Garcia. Ma una volta lasciato il deserto californiano per dividersi tra Los Angeles e Chicago, la sua vita (musicale) è cambiata.Vic du Monte’s Idiot Prayer è la prima incarnazione di questa creatura, oggi mutata nuovamente in Vic du Monte’s Persona Non Grata (un nuovo disco è in uscita per Cargo Records). In occasione di questo primo full lenght, Chris si è circondato di una serie di vecchi amici, tra cui Jeremy Jiannoni (batteria), Matt Kistler (chitarra), David Mallchok (basso) e James Childs (tastiere). Ovvio anche un cambio di direzione stilistica se si pensa al sound di “Sons of Kyuss”. In “Prey for the city” prevalgono la spensieratezza ed il puro divertimento, un intrattenimento intelligente che in mezz’ora scarsa si lascia apprezzare senza noia ma anche senza particolari scossoni emotivi.
Brani come “Dead airline ticket”, “Company man” e “Connelly 7” ci propongono un rock acido e passionale, a cavallo tra Rolling Stones e Pixies. Un crocevia di umori ed influenze, un crogiuolo dove la voce di Vic si poggia su languide basi ritmiche, chitarre placide ed un suadente tappeto di organo. Altrove invece (“Jolene”, “Dream of a girl”, “Worrying won’t do”) emergono schegge di indie rock venate di garage, frizzanti e scanzonate. Nulla di originale ovviamente, ma l’emozione dell’ascolto non cala di certo. Anche perché le pause per spezzare i ritmi sono efficaci al punto giusto: “Casablanca” e “Death & man” sono due ballate notturne che richiamano alla mente i gloriosi Husker Du per la costruzione armonica e le intuizioni melodiche; “Sex at Knifepoint” è una grande cavalcata acid psych; “Country cage” è una divertita parentesi country che sembra fare il verso (ovviamente in modo più sensuale e in salsa d’autore) al mitico tema di “Raw hide” eseguito dai Blues Brothers.
Insomma, il buon Chris non sarà certo un genio o un innovatore assoluto ma la sua musica seduce e si lascia ascoltare. In attesa del nuovo lavoro passerà in tuor in Italia, sarà una ghiotta occasione per rilassarsi con un po’ di rock sincero e genuino.

Alessandro Zoppo