FIVE WHEELS DRIVE
Dopo la recente positiva prestazione ottenuta sul palco in quel di Zingonia (BG) come supporto ai Nebula, gli italiani Five Wheels Drive entreranno in studio a dicembre per le registrazioni del loro album di debutto. Il disco uscirà con tutta probabilità nel marzo 2004 per Bagana Records (Studio Mezzanima) e sarà distribuito da V2/Sony.Alberto, chitarrista della band, ci fa il punto della situazione…
Innanzitutto la classica domanda di rito, scontata ma immancabile: quali sono gli impegni attuali e i progetti nell’immediato futuro della band? Avete in qualche modo rimediato alla mancanza di una “ruota”?
Per quanto riguarda gli impegni attuali, siamo reduci dalle registrazioni del primo disco, che uscirà credo verso marzo… con il disco nei negozi cominceremo un minitour promozionale, per poi concentrarci esclusivamente sulla stagione estiva – quindi festival e concerti in giro per l’Italia. Per quanto riguarda la dipartita di Diego… sai, essere in un gruppo significa anche questo: andava tutto bene, e a un certo punto abbiamo perso un ottimo musicista e un amico, per motivi che ancora adesso fatichiamo a capire. Abbiamo avuto la fortuna di trovare gente che ci ha
dato una mano quando eravamo appiedati, come Federico degli ElectroSpoon che ha suonato con noi quest’estate al Jestrai Rock; poi quest’autunno abbiamo incontrato Cello, il nostro nuovo chitarrista, abbiamo cominciato a suonare con lui e ci troviamo benissimo. E’ stato un vero colpo di fortuna… meno male che ogni tanto succedono anche quelli.
E dopo presente e futuro, domanda d’obbligo sul passato: quali sono le band che hanno maggiormente influenzato il vostro background?
Diciamo che nonostante il tono decisamente “stoner” della nostra musica nessuno di noi è un esclusivo amante del genere. Tutti noi per un motivo o per l’altro hanno conosciuto e amato il sound di Kyuss e derivati, ma ascoltiamo così tanta musica che elencare le influenze sarebbe un po’ difficile! Cito qualche nome tanto per dare un’idea: scena di Seattle per Mario, Kyuss e Joy Division per Simone, Stooges e Nirvana per Francesco, Melvins per Cello, Motorpsycho per me. Come vedi c’è un po’ di tutto.
Come si può leggere nella recensione al vostro demo su questo sito, fa un immenso piacere vedere che, tra le tante, troppe band italiane emergenti dedite a sonorità decisamente “trendiste”, qualcuna che si ispira al caldo rock del deserto c’è. Cosa rappresenta lo stoner per voi? E secondo te qual è il motivo per cui ci sono poche band che scelgono di suonare questa musica?
Personalmente credo che tutto lo stoner rock, o desert rock, o chiamalo come vuoi, nasconda un approccio che è il cuore stesso del rock’n’roll. Non c’è assolutamente niente di nuovo in quello che la scena stoner propone, anzi… ma il bello è proprio questo. Il rock’n’roll è talmente semplice e perfetto che non ha certo bisogno di mutare forma per restare attuale; le donne non devono mica cambiare aspetto ogni decennio per piacere agli uomini, e viceversa… è per il rock è lo stesso. Lo stoner rock è questo: è un’estetica, la consapevolezza che finché c’è musica ci sarà rock’n’roll, e ci saranno persone che lo ascoltano e che lo apprezzano per quello che è. Non è conservatorismo: capire il proprio passato e continuarne lo spirito (chiaramente con spirito critico e non manieristico) è un atteggiamento intelligente e oserei dire innovatore. Per quanto riguarda la scena italiana… beh, le band che fanno stoner sono poche, ma già il fatto che ci siano rappresenta un grande successo. L’Italia ha un background musicale poco affine a un certo tipo di rock: nel nostro piccolo noi stoner band italiane rappresentiamo un’avanguardia. Chissà che non venga anche il nostro momento.
Essere una rock band in Italia, e sopratutto scegliere di fare parte di un underground ancora più sotterraneo, può essere rischioso?
Certo… ma tutto dipende dagli obiettivi che ci si pone. Una band come la nostra deve chiaramente farsi da sola, perché il fuzz è tanto caruccio ma i miracoli non li fa… questo, specie in Italia, può essere poco produttivo, ma è una sfida necessaria. E ti dirò, anche intrigante: io ho molta fiducia dell’impatto che i 5WD possono avere sul palcoscenico, grazie soprattutto a Francesco e al suo modo di cantare. Sarà dal vivo che conquisteremo la nostra fetta di attenzione: se non ci riusciremo vorrà dire che dovremo migliorare in qualcosa, perché i concerti sono la nostra arma migliore.
Il vostro demo dimostra che siete tutti musicisti tecnicamente molto dotati e anche dal vivo mostrate una carica decisa e una padronanza del palco davvero degna di nota. Se sottolineiamo il fatto che siete tutti molto giovani la cosa non può che sorprendere: da dove nasce tutto questo?
Il gruppo esiste da poco, praticamente neanche due anni, ma alcuni di noi suonano insieme da una vita. Simone e Mario sono cresciuti musicalmente insieme, tra Drainers, Ultima Thule e Revox… e io ho cominciato a suonare con loro circa cinque anni fa nei Revox. Francesco si è aggiunto solo con i 5WD, ma lo conoscevamo da tempo; ed è stato così anche per Diego prima e Cello poi. Siamo sempre stati un gruppo di persone con le stesse abitudini e gli stessi obiettivi; abbiamo sempre suonato molto e provato un sacco insieme, e – non da ultimo – siamo tutti molto amici, cosa che non può che aiutare. Per quanto riguarda la padronanza del palco… diciamo che personalmente io lascio l’incombenza a Francesco e Mario, che sono sicuramente molto più bravi di me nell’attirare l’attenzione!! Scherzi a parte, la carica viene naturale quando ci si trova bene a suonare insieme. E’ una sensazione fisica che traspare… non è un’abilità nostra, anzi. Sarebbe un problema se non ci fosse.
Tra le stoner band italiane ce n’è una per cui avete una ammirazione particolare e perché?
Devo dire che non siamo molto esperti in materia, sempre per i motivi detti prima… personalmente ho sentito qualcosa dei Mesas che non mi sembrano affatto male (e tra l’altro sono stati prodotti da Giorgio Ciccarelli dei Sux!, che ha curato la produzione artistica anche del nostro album). Mi piacciono abbastanza gli Ufomammut, diciamo che rappresentano un versante dello stoner molto diverso dal nostro che trovo però molto interessante. E poi hanno una compattezza davvero notevole. Per quanto riguarda gli amici che mi sento di sponsorizzare, segnalo gli ElectroSpoon, che non hanno ancora registrato niente ma che conosco bene fin dai tempi in cui si chiamavano Azymut… credo ne sentirete parlare, li ho sentiti ultimamente e spaccano. Molto Dozer e molto yeah.
Un album che ha segnato in qualche modo la tua “iniziazione” al sacro culto del dio rock?
Se parli di rock in generale, sicuramente “Appetite for Destruction” dei Guns’n’Roses… ero alle medie, non sai che botta! Per quanto riguarda lo stoner rock, l’amore è nato con “…and the Circus Leaves Town” dei Kyuss, che mi ha aperto gli occhi… e non solo quelli!!
La musica è una delle tante facce di quella meraviglia chiamata Arte e le sue molteplici facce sono inevitabilmente influenzate e legate tra loro. Per esempio nella letteratura, ci sono scrittori o correnti che ti piacerebbe vedere collegati alla musica che componi e suoni?
Eilà, una vera domanda intellettuale… direi John Steinbeck, o per restare in Italia Federigo Tozzi. Scrittori che parlavano di terra, fuoco, e di forza insopprimibile della natura, ma anche di uomini che cercavano con il loro lavoro di piegare la natura al proprio volere, a volte pagando con la propria vita. Sono immagini che sento molto vicine all’estetica stoner, che è fatta anche lei di terra, fuoco e calore del sole. “Blues for the red sun” sarebbe un’ottima colonna sonora per la resa cinematografica di – che so io – “Al Dio sconosciuto” di Steinbeck. Ne terremo conto quando per emulare Ligabue ci daremo alla carriera di registi.
Quali sono le 4 band straniere con cui ti piacerebbe suonare in un ipotetico festival stoner, sia europee che extraeuropee? Con la speranza e l’auspicio che un giorno il sogno possa realizzarsi…!
Beh, direi Nebula (sogno già realizzato!!), Queens of the Stone Age, Dozer e… auspicare una reunion dei Kyuss è esagerato, vero?
Un saluto ai “lettori” di Perkele.
Ciao a tutti e… keep on rockin’!!
The Stoner Witch