LAY LLAMAS

Nicola Giunta e Gioele Valenti sono l’anima multiforme e lisergica di Lay Llamas, progetto di psichedelia free form capace di distillare emozioni allucinanti. Sorprendente incrocio di spacedelic rock e afrokraut mediterraneo, il gruppo si esibirà il prossimo venerdì 6 giugno all’Eindhoven Psych Lab. Occasione speciale per presentare il nuovo disco “Ostro”, edito da Rocket Recordings. Ne parliamo con Nicola e Gioele.
Quando, dove e come nasce Lay Llamas?

Nicola: “Volendo datare la cosa, ho iniziato a far girare i primi rough mix a nome Lay Llamas nella primavera 2012, esattamente due anni fa. Così, per vedere un po’ che reazioni suscitavano. Considera anche che questo materiale era già in lavorazione dal 2009. Il tutto nasce nel mio studio casalingo, registrando loop di percussioni, chitarre, synth e voci che poi sovrapponevo. Ero in fissa con il minimalismo di Terry Riley e Steve Reich, ma anche con gli Animal Collective di quel periodo. Poi la cosa inziò gradualmente a strutturarsi, e da lì il concept afro-futuristico che ancora oggi sta dietro a Lay Llamas”.

“Ostro” prende il nome da un vento che spira dall’Africa attraverso il Mediterraneo. Non è un caso che abbiate registrato il disco in Sicilia, nei pressi del Tempio di Hera a Selinunte.

Nicola: “Ho vissuto i primi trent’anni della mia vita a Selinunte, casa mia si trova a circa 800 metri dal parco archeologico: 40 ettari di templi, rovine, luoghi sacri e vegetazione selvaggia. Il tutto affacciato sul Mar Mediterrano. Di fronte la Tunisia. Africa. Descrivere le vibrazioni che un posto del genere trasmette – a chi è disposto ad accoglierle – non è affatto cosa facile. Affrontando un processo creativo di tipo artistico, nel nostro caso la musica, quelle suggestioni riemergono prepotenti”.

Gioele: “Credo che quei posti abbiano un’atmosfera rarefatta, incurante del tempo: nella trama della Storia labili tracce rimangono per sempre incastonate in qualche dimensione sensibile”.

Nella vostra musica mettete insieme psichedelia, kraut rock, world music, fino al funk più distorto e all’ambient sperimentale. Vi sentite moderni o primitivi?

Nicola: “I luoghi di cui parlavo prima possono essere considerati in qualche modo primitivi: la vegetazione selvaggia, i fondali marini, le rovine dei templi greci e dell’architettura araba, etc. Ed essendovi io molto legato posso dirti che mi considero un primitivo. Tutto ciò in Lay Llamas assume dei connotati temporali ambigui e paradossali, che si riferiscono ad una sorta di primitivismo proiettato verso un futuro indefinito per definizione, quindi solo ipotizzato. Un primitivismo futuristico!”.

Gioele: “Personalmente mi sento un primitivo, uso il computer con circospetta cautela e ascolto roba ancestrale”.

I vostri precedenti lavori sono usciti su cassetta in edizione limitata: filosofia DIY o voglia di dare agli appassionati la possibilità di possedere un disco nella sua originaria forma fisica?

Nicola: “Ho sempre dato una grossa importanza al supporto fisico, sia esso cassetta, CD, vinile o altro. Mi piace pensare all’esistenza di un documento che possa custodire e testimoniare un evento musicale e sonoro in genere. E questo aldilà del processo di liquefazione digitale che stiamo vivendo ormai da più di un decennio, e che trovo comunque utilissimo ai fini della diffusione su larga scala e dell’archiviazione. È inevitabile poi che operazioni ‘discografiche’ che – per esigenze di tipo anche economico – prevedono delle tirature super limitate alimentino un feticismo più o meno esasperato”.

Come sono nate le collaborazioni con Jozik Records prima e Rocket Recordings poi?

Nicola: “L’etichetta finladese Jozik Records aveva già prodotto nel 2011 uno split su cassetta di un altro mio progetto in duo chiamato summerTales. La collaborazione nacque assolutamente per caso, o meglio, nel più classico dei modi: inviai loro il materiale di Lay Llamas e dopo un paio di mesi la tape era fuori. Con Rocket è avvenuta più o meno la stessa cosa. Fu una delle prime etichette a cui mandai le suddette prime tracce di Lay Llamas: a Chris (Reeder) – metà dell’etichetta insieme a John O’Carroll – piacquero molto e le inserì nella playlist mensile della Rocket. Dopo qualche mese mi proposero di includere una delle tracce presenti sulla tape Jozik nella compilation celebrativa per i 15 anni di attività della Rocket Recordings. Da lì una fitta corrispondenza via mail e l’invio di nuovo materiale che nel frattempo avevo iniziato a registrare. Dopo averlo ascoltato Chris e John mi proposero la pubblicazione del disco.
Volevo ricordare che fra la tape Jozik e l’esperienza Rocket, c’è un’altra pubblicazione a cui tengo particolarmente: si tratta di uno split su cassetta curato dall’etichetta svizzera Old Bicycle Records, del carissimo Vasco Viviani, e condivisa con il progetto Eugenoise, sigla dietro cui si cela Eugenio Luciano, collaboratore prezioso in Lay Llamas e metà, insieme al sottoscritto, del progetto Mussel | Muscle”.

Lo scorso aprile avete suonato al Thalassa Italian Occult Psychedelia Festival di Roma. Con voi gruppi come La Piramide di Sangue, Mai Mai Mai, Mamuthones e Dream Ritual Weapon. Credete si possa parlare di un’autentica e personale via italiana alla psichedelia?

Nicola: “Dal mio punto di vista la definizione ‘Italian Occult Psychedelia’, coniata dal giornalista di Blow Up Antonio Ciarletta, serve ad indicare proprio questo: un declinazione italiana del verbo psichedelico. E con questo intendo qualcosa più legato ad un immaginario comune (film di genere e relative colonne sonore, library music, occultismo più o meno edulcorato, folklorismi ed etnicismi vari, etc.) che all’idea di una scena musicale vera e propria. D’altro canto, immaginarsi di questi tempi una ‘scena’ come la si poteva intendere vent’anni fa, ad esempio, ad Olympia con la K Records e tutto il resto, mi sembra quantomeno anacronistico. Allo stesso tempo posso dirti che l’esperienza del Thalassa è stata secondo me fondamentale per mettere in contatto e convogliare nello stesso posto etichette, gruppi e persone che condividono un percorso musicale ed estetico per molti versi simile. Alcuni fra questi hanno già collaborato su vari fronti, altri sono sicuro che inizieranno a farlo dopo l’esperienza del Thalassa!”.

Gioele: “Mi sembra ci sia qualcosa di fiorente. Che questo si possa identificare necessariamente con una ‘scena’, lo trovo personalmente irrilevante”.

Nicola, in passato hai suonato con summerTales e Armali Lari. In cosa Lay Llamas si differenzia da questi e dai tuoi altri progetti?

Nicola: “Beh, direi che rispetto ad Armali Lari, progetto condiviso con Francesco Calandrino, le differenze sono notevoli essendo un duo dedito ad un’improvvisazione free form che si traduce in una sorta di composizione istantanea. summerTales invece credo abbia non pochi tratti in comune con Lay Llamas: la ripetizione in loop di voci e parti strumentali, la miscela di musiche e suggestioni etniche immaginarie, psichedelia, krautismi vari, etc. Per molti versi, alcune cose di summerTales sono da considerare come un pre-Lay Llamas. Tieni presente anche che Guido Broglio, altra metà del progetto, è un collaboratore della prima ora di Lay Llamas!”.

Il 6 giugno vi esibirete all’Eindhoven Psych Lab con band del calibro di Wooden Shjips, Hookworms, Gnod e Teeth of the Sea. Poi sarà la volta del Liverpool International Festival of Psychedelia (27 settembre). Emozionati?

Nicola: “Abbastanza! Sarà un’esperienza surreale, sicuramente da ricordare, anzi da tatuarsi nella memoria! Per le date inglesi di settembre ci sono poi delle magnifiche novità che saranno confermate ufficialmente durante le prossime settimane”.

Qual è la differenza tra Lay Llamas in studio e Lay Llamas dal vivo? Con quale formazione vi esibirete nel tour europeo?

Nicola: “La versione live di Lay Llamas comprende altre tre persone oltre a me (basso e flauto) e Gioele (voce e percussioni): Matteo Pin (chitarra), William Zancan (batteria) e Gianluca Herbertson (synth e campionatore). Differenze rispetto al materiale su disco ce ne sono, e direi anche parecchie: meno dettagli e sfumature, più impatto e distorsione. Molto kraut, psych rock e cassa dritta!”.

“Ostro” esce il 25 maggio, in anteprima è possibile ascoltare il brano di lancio “We Are You”: https://soundcloud.com/rocket-recordings/we-are-you