Throw Down Bones
Davide e Francesco sono l’anima oscura e lisergica di Throw Down Bones , progetto di coldwave psichedelica e strumentale capace di distillare emozioni allucinanti. Sorprendente incrocio di beat kraut e rock’n’roll ipnotico, il duo si esibirà il prossimo venerdì 10 giugno alla terza edizione dell’Eindhoven Psych Lab. Occasione speciale per presentare il loro esordio omonimo, edito da Fuzz Club Records. Ne parliamo con loro.
Iniziamo dalle vostre origini: i Throw Down Bones nascono dai Piatcions, band dal destino davvero particolare. Nati a Domodossola, “adottati” da Londra. Raccontateci la vostra storia.
Throw Down Bones e Piatcions sono la storia di due amici che hanno iniziato a suonare insieme quindici anni fa. La provincia Italiana non ci offriva molto a parte la solita vita da bar e sfogare la nostra rabbia adolescenziale nella musica ci sembrava un buon compromesso. A 20 anni la prima etichetta (Suiteside Records) e di lì a poco l’invito a suonare al Cavern Club di Liverpool, da quel momento in poi siamo sempre stati cercati maggiormente in Inghilterra piuttosto che in Italia. Diciamo che in Italia non c’era molto spazio per band noise/shoegaze mentre oltremanica band come Telescopes, Koolaid Electric Company ecc. tenevano viva la scena e l’interesse (molto underground) dei promoter.
Francesco, nei Piatcions la tua voce era molto presente, al pari del tuo fuzz. Qual è il motivo dietro la scelta strumentale per i Throw Down Bones?
Più che una scelta è stata una presa di coscienza. I testi erano pronti ed alcuni sono anche stati registrati ma durante il mix sembrava quasi la voce distraesse dall’atmosfera ripetitiva e sciamanica del disco. Abbiamo cercato di assecondare il senso dell’album piuttosto che fare una cosa semplicemente perché sono abituato a farla.
Nella vostra bio avete definito i Throw Down Bones come una “terapia personale” senza alcuna sovrastruttura, per far fluire liberamente e naturalmente la vostra musica. Qualcosa di “sacro e misterioso”. Quali erano (se c’erano…) le “gabbie” che avevate con i Piatcions?
I Piatcions avevano una formazione classica con voce chitarra basso e batteria, suonare in band strutturate in questo modo porta a vederti e concepire la musica in maniera più statica. Sei il chitarrista quindi pensi, componi e suoni da chitarrista. Quando io e Davide ci siamo trovati a dover sopperire alla mancanza della batteria ci siamo resi conto della miriade di alternative possibili. È stata un’epifania. Ci sono centinaia di strumenti diversi dai quali puoi spremere migliaia di suoni. Questo ci ha portato a vedere il disco in maniera più globale pensando a ciò che è meglio per la musica che stai registrando piuttosto che per noi stessi slacciandoci quindi dagli strumenti che finora avevamo sempre utilizzato. È lo stesso discorso della domanda precendete: se una canzone “non vuole” la chitarra non suono la chitarra.
Nei Throw Down Bones emerge un lato oscuro del vostro sound, legato al post-punk, al kraut e alla cold-wave, che nei Piatcions era più nascosto. L’avete definito “mountain sound”. È l’evoluzione naturale di quel flusso di cui parlavate prima? E la vostra origine nell’Ossola – dove avete anche registrato il disco, sul confine tra l’Italia e la Svizzera – quanta influenza ha sulla vostra musica?
Certo, non volevamo scegliere il genere musicale che avremmo suonato e non volevamo scegliere gli strumenti con cui suonarlo a questo punto rimaniamo semplicemnte noi, due persone cresciute tra eccessi in una cittadina in mezzo alle Alpi. Credo sia la nostra influenza principale.
Il disco dei Piatcions, “Senseless>Sense”, era stato pubblicato nel 2011 da I Blame the Parents, mentre l’EP “Heaven’s Sins” e il vostro esordio omonimo a nome TDB dalla Fuzz Club Records. Com’è avvenuto il passaggio di etichette? Qual è stato il rapporto con entrambe?
Suonando piu spesso in Inghilterra che nel resto d’Europa è nata l’esigenza di cercare qualcuno a cui piacesse quello che stava succedendo lì sei anni fa. I Blame the Parents ci ha introdotti in quello che poi a distanza di pochi mesi è esploso: una bellissima scena psych underground in cui Fuzz Club ha davvero gran merito. Ha ispirato tantisime band, siamo orgogliosi di starci dentro!
L’album dei TDB è prodotto ancora una volta da James Aparicio (Mogwai, Liars, Spiritualized): possiamo considerarlo il terzo membro della band? Com’è lavorare con lui?
James è arrivato come il “produttore”, ora oltre ad esserlo è anche un carissimo amico che sa ascoltare quello che noi due ci diciamo suonando. Il rapporto umano e professionale perfetto che puoi avere con uno dei migliori produttori in circolazione.
Ci saranno (se ci saranno…) differenze tra la vostra dimensione studio e quella live?
Cerchiamo di tenere la linea abbastanza fedele al lavoro in studio avendo diverse parti elettroniche a cui dobbiamo attenerci. Il live cresce pezzo per pezzo, partiamo in due e finiamo gli stessi due ricoperti di suoni. È il nostro modo di esorcizzarci che in maniere diversa avviene tra lo studio e il live.
Avete suonato praticamente ovunque, dall’Inghilterra alla Scandinavia, persino al celeberrimo Cavern. Il prossimo passo sarà Eindhoven Psych Lab (e poi il Krakor Fest di Brno): emozionati?
Di nuovo in viaggio per uno dei festival piu belli dell’anno, già quasi sold out con gente da tutta Europa. ECCITATI è il termine più adatto.
Conoscete e seguite altre band neo-psych italiane? Nelle due precedenti edizioni il Lab ha ospitato i vostri compagni d’etichetta Sonic Jesus oltre a Lay Llamas e In Zaire. Ma ci sarebbero tantissime altre band italiane che meritano un palcoscenico del genere (Giobia, The Third Sound, Heroin in Tahiti, La piramide di sangue, Go!Zilla, Squadra Omega, Al Doum & The Faryds, Tetuan… giusto per fare qualche nome).
Hai citato band eccezionali, Mat di Squdra Omega registrò il primo sette pollici dei Piatcions, la Piramide di Sangue è formata da cari amici come per gli stessi Sonic Jesus. Abbiamo ascoltato e seguito la scena da cui vale la pena farsi influenzare. Quella europea è enorme, band fantastiche da ovunque e tutte queste citate ne fanno parte.
L’esordio omonimo dei Throw Down Bones è in streaming sulla pagina Bandcamp della Fuzz Club Records.
Alessandro Zoppo