PLAY IT DOOM FESTIVAL
Brescia – Circolo Colony

L’occasione è di quelle ghiotte: al Circolo Colony di Brescia va in scena il Play It Doom, festival dedicato al suono del destino. Il Colony – un passato da night club alle spalle – si presenta con un arredamento molto 80’s fatto di look demodè e luci soffuse, come dire: che lo show abbia inizio. Non prima di menzionare Giuliano Mazzardi della My Graveyard Production, che da anni si prodiga per supportare, organizzare e tenere in vita l’interesse verso una musica che lui stesso ama per primo.
L’arrivo al locale intorno alle 15.30 fa perdere i KRYUHM. Tuttavia neppure il tempo di entrare e sul palco ci sono già i KRÖWNN, trio veneziano che mostra un’attitudine stoned grazie al loro doom psych, sostenuto nelle ritmiche dalle ragazze Silvia (basso) ed Elena (batteria) e ben supportato dalle sfuriate di Michele (voce e chitarra). I tre non tarderanno a farsi conoscere ed apprezzare (seppure già noti tra addetti ed appassionati). Non c’è ancora grande afflusso quando sul palco salgono i veronesi EPITAPH, storico gruppo riemerso di recente che vanta la presenza degli ex Black Hole Sacrilege Nicola Muraro e Mauro Tollini al basso e alla batteria, oltre all’ex cantante degli All Souls’ Day Emiliano Cioffi. On stage c’è un importante pezzo di storia dell’Italian Occult Doom: la formazione propone un heavy doom ricco di spunti ed influenze quali il prog e la NWOBHM e caraterizzato da una certa teatralità grazie alle movenze di Emiliano ed all’indiscussa maestria tecnica esibita da tutti i componenti (citazione doverosa anche per Lorenzo Locatelli alla chitarra). I quattro propongono estratti dai loro passati demo, in attesa di nuove uscite. Per la gioia di chi ha sempre seguito e creduto nel doom nazionale, è la volta dei napoletani IN AEVUM AGERE. Il combo partenopeo si discosta in parte dai suoni fin qui esibiti per dar spazio ad un sound che palesa influenze doom ma che di fatto abbraccia il power speed e rasenta il thrash. Buona prova la loro ma non proprio in linea con la proposta generale del festival.
È la volta dei CRIMSON DAWN, gruppo che mostra subito un indubbio talento tecnico e che immerge il pubblico in un onirico viaggio fatto di emozioni epiche, oscure e magniloquenti. La proposta del sestetto (divisto tra Milano, Verona e Ravenna) è una riuscita fusione di epic doom e hard & heavy rock, dai lievi richiami al progressive. La band ha una resa e un impatto live davvero notevoli: tra le migliori esibizioni della serata! L’odore d’incenso ci catapulta nel sulfureo sound dei BLACK OATH ed è un inno al doom, all’oscurità, al funereo. Il trio milanese si conferma tra le maggiori realtà del doom nazionale e non, impeccabili come sempre. Tocca quindi ai MIDRYASI: il gruppo varesotto propone un heavy psych doom dai risvolti coloriti e dai sapori 70’s. Guidati dall’istrionico Convulsion che imbecca più volte il pubblico (a riprova di trovarsi a suo agio nel ruolo di frontman), i quattro mostrano ancora una volta tutte le potenzialità già esibite sui loro album. Tra malsano ipnotismo heavy, potenti riff dark e ricami di synth, la band si guadagna l’appellativo di Crazy World of Arthur Brown nostrani.
Giustamente acclamati, è la volta dei leggendari DARK QUARTERER, band per cui il tempo sembra non si sia fermato. Prova lodevole come sempre la loro, in scaletta soprattutto i primi due album, quindi un sound più heavy rispetto al recente passato. La storica formazione toscana dona una maiuscola prova ed il loro particolare heavy obscure prog echeggia tra le mura del Colony: inimitabili! Giungiamo così all’epilogo con la prima calata in Italia dei SOLSTICE, autentca cult band dell’epic doom. Il gruppo inglese si presenta con il nuovo vocalist che risulta essere l’unico punto debole dello spettacolare sound che contraddistingue i britannici. La loro prova è maiuscola, ne consegue uno show riuscito in parte, causa come detto il singer che non si sposa bene col sound del gruppo. Ed è questo un limite che mina in parte l’altrimenti formidabile proposta dei cinque. Cala così il sipario su questa che è stata la prima edizione del Play It Doom, un festival riuscitissimo grazie alla qualità esibita dalle band, alla perfetta organizzazione e alla puntuale opera logistica. Piccola coda polemica legata all’affluenza di pubblico: inferiore alle attese. Ragazzi e ragazze, se davvero amate il doom e volete supportarlo bisogna partecipare a questo tipo di eventi. Solo in questo modo possiamo tenerlo in vita e dar seguito a serate come questa. Lo dimostra la presenza di gente venuta da Malta, Francia, Belgio, Svizzera e Spagna. Una maggiore affluenza italiana non avrebbe certo guastato… Let it doom again.

Antonio Fazio