5IVE – Hesperus

No, signori, non siamo di fronte alla roboante e rimpianta (c’è qualcuno che li ricorda ancora???) boyband d’Albione che tanto ha fatto sognare una generazione di automi devastati dal brainwashing dell’industria musicale (e non solo: quando ci si riferisce anche senza profondità di analisi alla manipolazione delle masse bisogna considerare una pianificazione più vasta e centri di controllo molto più sfuggenti alla vista): qui si tratta di salubre stoner!A cinque anni dall’ultimo album (si era addirittura ipotizzato uno scioglimento), se si escludono l’ep “Versus” del 2004 e lo split con Kid 606 edito l’anno successivo, i bostoniani 5ive rilasciano “Hesperus”.
Il titolo, con evidenza ispirato dalla mitologia greca, fa riferimento a Hesperos (Vesper, in latino), personificazione della stella della sera (dell’occidente, del tramonto), fratello di Eosphoros (detto anche Phosphoros, in latino Lucifer), stella del mattino (dell’oriente, dell’alba), entrambi figli di Eos (Aurora, in latino). Il lavoro è distribuito dall’attenta Tortuga Recordings, etichetta legata a doppio filo alla Hydrahead di Aaron Turner.
Abbandonate le coordinate sludge dei primi due dischi (i davvero validi “The Telestetic Disfracture” del 2001 e “The Hemophiliac Dream” del 2003) per un approccio leggermente meno pesante, il gruppo, ormai ridotto ai soli due membri ufficiali Ben Carr (chitarre) e Charlie Harrold (batteria), si dedica con perizia certosina a costruire brani che sembrano, al contrario, scaturiti da jam session: un invidiabile dinamismo nei frequenti cambi di tempo e nelle costanti divagazioni (auto)controllate ma, soprattutto, una valanga di fuzz. Proprio il contrario delle quasi placide (ma torbide) acque raffigurate in copertina. I due mostrano un’abilità disarmante nella costruzione di climax bidirezionali imperniati su melodie molto efficaci: la nuova attitudine giova all’immediatezza e alla fruibilità, rendendo l’album un ascolto intrigante. Ardua operazione è citare singoli brani, considerato l’amalgama del lavoro, ma gli apici del disco potrebbero essere individuati nel secondo brano, dal titolo “Big Sea”, e il dittico conclusivo “News I” – “News II”. I quasi 45 minuti del disco rappresentano una significativa dichiarazione di intenti da parte del gruppo: un flusso sonoro capace di non rendere incostante l’attenzione e che non dovrebbe passare inascoltato.

Raffaele Amelio