ATOMIC BITCHWAX, THE – Spit blood
Con Spit Blood giunge al capolinea la bella esperienza Atomic Bitchwax, side project di Ed Mundell ( Monster Magnet ), che con sole tre release ci ha regalato splendidi momenti di rock sanguigno gettando un lunghissimo ponte tra l’originario hard rock venato di blues degli anni settanta ed il suo recupero, riveduto ed ampliato, alla fine degli anni Novanta.
Il disco raccoglie brani nuovi e non, una alternate take di Liquor Queen, già sul precedente ‘II’, ed una cover di Dirty Deeds Done Dirt Cheap degli AC/DC – da anni nel repertorio live della band – posta in apertura. La rock’n’roll vibe dell’originale è stata perfettamente ricreata, il singer e bassista Chris Kosnik se la cava egregiamente nell’emulare lo strofinio di corde vocali tipico di Bon Scott. Mossa coraggiosa e azzeccata ma in fin dei conti un divertessement. Il resto è roba più tosta che non curante della presenza o meno di parti cantate va subito al sodo.
Gli Atomic Bitchwax mostrano i muscoli con il boogie rock di ‘Liquor Queen’ e Black Trans-Am, uno dei due brani più datati dove ancora forte è la forte impronta stoner blues degli esordi , e si attorcigliano su se stessi con il riff incalzante di Cold Day In Hell, Piede sul freno invece per la title track, il ritmo si fa pigro e gli spazi della psiche si aprono per l’ inerzia circolare.
Il power trio del New Jersey ha anche un altissima propensione alle jam degne dei migliori Grand Funk Railroad e Mountain e U Want I Should lo dimostra. Alla voce umana si sostituisce quella elettrica della chitarra di Ed Mundell che svolazza su assoli fuzzy, ricchi di wah wah, e conduce per mano fino al turbinio finale. Doveroso in conclusione menzionare anche la classe di Keith Ackerman alla batteria, motore propulsore dallo stile molto simile a Ginger Baker dei Cream.
A rendere “Spit Blood” ancora più appetibile ci sono dei contenuti multimediali, il making of del disco, diversi mp3, video clip ed un’intervista. Se i commiati fossero tutti così!
Francesco Imperato