BLACK MOSES – Royal stink

Erano in molti ad attendere una nuova fatica dei Black Moses, band che aveva tanto appassionato in occasione del debutto “Emperor deb”, risalente al 2002. Le attese, come nelle migliori occasioni e per le grandi band, non sono state affatto deluse, anzi. Il nuovo “Royal stink” è un signor disco, capace di travolgere ed affascinare nel breve volgere della sua mezz’ora di durata.Puro rock’n’roll venato di garage, rabbioso a dovere ma sempre melodico, pop nelle atmosfere ma con sommo gusto. I padrini Jim Jones e Graeme Flynn (un passato non indifferente in band fondamentali quali Thee Hypnotics e Penthouse), coadiuvati dal drumming incessante del bravo David Axford, proseguono sulla strada di un rock fresco e ruspante, non originale né sconvolgente, ma adatto ad un periodo musicale come quello odierno, plastificato e artefatto. I Black Moses, infatti, riportano alle origini del rock’n’roll, a quelle calde sonorità fatte di sudore e passione, a quel suono garage che tanti cercano di riprodurre senza la giusta attitudine. I tre invece ci riescono alla perfezione e sfornano nove brani brevi ed essenziali, ben arrangiati ed eseguiti, con il giusto tocco di psichedelia (ad esempio il riff affilato e lisergico di “Thru you”) e tutta la grinta primordiale di cui sono capaci. Non a caso Jim Jones ha dichiarato che il feeling che li ha animati nella realizzazione del lavoro è nato dall’ascolto dei dischi di Little Richard…
Influenza che si percepisce in divertenti razzi boogie come “So good”, “She got da moves” o “Baj (Oh yeah)”, rock’n’roll d’annata imbastardito dal sound corrosivo di MC5 e Stooges che fa scuotere con vigore piedi, testa e bacino. Mentre in “Can’t breathe (Turkey neck)” sono i Rolling Stones a riemergere dal passato. E se “Better believe” è impreziosita da un’armonica bluesy che ammalia ed ipnotizza, “Lose control” sembra rileggere in chiave soul l’operato dei Led Zeppelin. È un continuo saliscendi di emozioni, quali la splendida melodia pop che esalta il chorus di “Stevie” o l’esaltante heavy rock della title track, altro gioiello che ci trasporta indietro nel tempo.
Grandissimi Black Moses, un salto nel passato tenendo i piedi ben saldi nel presente e nel futuro. “Royal stink” deve essere vostro a tutti i costi.

Alessandro Zoppo